Brooklyn con Saoirse Ronan, niente di nuovo sul fronte atlantico
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Brooklyn con Saoirse Ronan, niente di nuovo sul fronte atlantico

giovedì 17 marzo, 2016

BROOKLYN di Johwn Crowley. Ambientato negli anni '50, questa storia d'emigrazione al femminile non esce dai confini del drammone romantico: ben fatto, nostalgico e con slanci d'emozione più che d'ispirazione.

È una storia d’immigrazione, ma non aspettatevi niente di attuale: Brooklyn parla di una giovane irlandese che emigra in America, è ambientato negli anni ’50, girato come un vecchio film per solleticare l’effetto nostalgia, raccontato come un romanzo d’amore vittoriano: la protagonista, Saoirse Ronan, s’innamora negli Stati Uniti di un italo-americano, ma nel periodo in cui torna in Irlanda per i funerali della sorella, si lascia tentare dalla vecchia vita, incalzare da una madre rimasta sola, persuadere da un’opportunità di lavoro e soprattutto insidiare da un piacente signorino di buona famiglia. Scritto con grazia, ma un po’ piatto nella messinscena, questo adattamento del bestseller di Colm Toibin è un drammone romantico bello da vedere, ma guai a non intenerirsi: oltre alle sdolcinatezze da Harmony, adeguatamente sorrette dalla retorica dell’emigrante e da durezze alla Dickens, resterebbe poco altro, quindi prendere o lasciare.

Sì, Brooklyn di John Crowley appare proprio così: come un film d’intrattenimento ed evasione per il quale nel 1952, anno in cui cominciano i fatti dei nostri personaggi, avresti pagato i tuoi bravi 65 cent al cinema. L’ammiccamento è tanto più chiaro quando la Ronan in una sala cinematografica ci capita davvero, nel film, per vedere Singin’ in the Rain. Quest’aria vintage, che in Carol di Todd Haynes – escluso dalle nomination per fare spazio a Brooklyn: bah – costituiva una cornice per un racconto insolito, o queer, di una storia d’amore, nel film di Crowley è solo archeologia hollywoodiana, patinatura da cartolina. Gli artigiani che sorreggono il progetto confezionano, all'uopo, uno score musicale vibrante, con qualche nota nelle righe del pentagramma un po’ troppo sopra le righe; una sceneggiatura robusta e conservatrice, a firma di Nick Horrnby; una fotografia sospesa e meravigliata.[MORE]

Allo stesso tempo, diventa difficile uscire dalla gabbia dorata delle formule. Le motivazioni e gli slanci dei protagonisti sono piuttosto monocordi, i due cavalieri Emory Cohen e Domhnall Gleeson sono onesti trottolini amorosi e solo Saoirse Ronan prova a conferire spessore al proprio personaggio, ma come dimostra la repentinità del finale, non può fare molto per guadagnarsi il passaporto della piena credibilità rispetto a quanto impostole dallo stereotipo dell’emigrante. Il maquillage prima dei balli serali, o gli occhialoni da sole per andare a Coney Island a prendere lo zucchero filato, raccontano quasi tutto: il racconto fila ma è zuccheroso.

Tra lo spaesamento dell’arrivo, il gossip del ritorno, la contro-nostalgia della possibile partenza bis, sembra difficile trovare una caratterizzazione d’ambiente che vada al di là della scenografia, o il barlume di una sorpresa sulla rotta Irlanda-America, ma non c’è dubbio che il film soddisfi un certo di tipo di audience che si reca al cinema in prima istanza con l’obiettivo di provare qualche sentimento, anche se contraffatto. Ci sta, ma niente di nuovo sul fronte dell’Atlantico.

 

DATA USCITA: 17 marzo 2016
GENERE: Drammatico, Sentimentale
ANNO: 2015
REGIA: John Crowley
ATTORI: Saoirse Ronan, Domhnall Gleeson, Michael Zegen, Emory Cohen, Julie Walters, Jim Broadbent
SCENEGGIATURA: Nick Hornby
FOTOGRAFIA: Yves Bélanger
MONTAGGIO: Jake Roberts
MUSICHE: Michael Brook
PRODUZIONE: Wildgaze Films, Parallel Film Productions, Irish Film Board
DISTRIBUZIONE: 20th Century Fox
PAESE: Irlanda, Gran Bretagna, Canada
DURATA: 113 Min

 

Antonio Maiorino
 


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