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SOVERATO (CZ), 11 MARZO 2016 - Il bisettimanale di InfoOggi GrooveOn torna puntuale per consigliarvi delle band emergenti e le loro recenti uscite discografiche nel nostro panorama musicale. Le mini recensioni di Brief On non hanno il fine di giudicare il lavoro delle band ma hanno il solo obiettivo di stuzzicare la vostra curiosità.
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Pugni nei reni – Bello ma i primi dischi erano meglio (Autoproduzione)
Il disco d'esordio della band bergamasca è privo di qualsiasi punto di riferimento: a partire dal titolo e dall'artwork, a seguire nei testi dei suoi nove brani pieni di parole inventate e nei differenti generi musicali attraversati in tutti i suoi 37 minuti. Nei loro brani evidenziano il degrado della comunicazione ed la povertà dei suoi contenuti, in questo i Pugni nei reni si dimostrano artisti abili ed ottimi (non)comunicatori. Nel suo sincero vuoto espressivo Bello ma i primi dischi erano meglio riesce a dare all'ascoltatore molte più cose di quante vuol far credere, senza aver nulla da dire i Pugni nei reni producono un album che vale la pena ascoltare.
Beltrami – Punti di vista (Suonivisioni/Audioglobe)
Con grande eleganza e savoir faire i Beltrami ci propongono il loro secondo album caratterizzato dalla loro visione sui rapporti interpersonali. Punti di vista è un disco Pop (sì, con la P maiuscola) che si fa ascoltare volentieri, senza appesantire con liriche complesse ma facendo lo stesso riflettere sulle proprie tematiche. Con questo lavoro i Beltrami si potrebbero rivolgere al grande pubblico grazie alla valida composizione dei loro brani, forti della loro discendenza dalla musica leggera e cantautorale italiana. Non annoia nessuna delle undici tracce grazie anche al sound pieno ed efficace che il quintetto riesce sapientemente a confezionare.
Tre allegri ragazzi morti – Inumani (La Tempesta Dischi)
Un altro colpo messo a segno dal trio mascherato di Pordenone. In questo album i Tre allegri ragazzi morti si fregiano della collaborazione di diversi artisti (che non staremo qui ad elencare) per la realizzazione delle dieci tracce di Inumani. Con grande semplicità e poca banalità riescono, come sempre, a far rispecchiare nei testi la bellezza del mondo moderno e le sue contraddizioni. Il trio, che da vent'anni a questa parte è protagonista della scena indipendente italiana, continua ad arricchire il proprio sound di contaminazioni come nel caso della cumbia colombiana. Inumani è un disco che non ha bisogno di presentazioni, andrebbe semplicemente ascoltato – a volume alto, come consigliato da loro.
Federico Laratta
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