Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
LONDRA, 17 AGOSTO – Non ci sarà alcun obbligo di visto per i cittadini dell’Unione Europea che si recheranno nel Regno Unito dopo la Brexit. Secondo la BBC sarebbe questa la linea su cui proseguirà il Governo britannico guidato da Theresa May, mentre potrebbero essere costretti a chiedere un apposito permesso tutti coloro che vorranno lavorare, studiare o trasferirsi in GB. [MORE]
L’inserimento di un obbligo di visto dovrebbe infatti essere reciproco e di conseguenza costringerebbe anche i cittadini britannici a richiederlo per i viaggi all’estero. Si ritiene che il libero traffico di viaggiatori nei due sensi sia troppo prezioso per legarlo a formalità burocratiche, considerando che il turismo continentale è un’abitudine diffusa e consolidata per i Britannici. Inoltre, il visto temporaneo creerebbe difficoltà anche nel mondo degli affari e del lavoro, dal momento che quasi 2,37 milioni di lavoratori contribuenti ed impiegati in GB provengono dai Paesi dell’Unione Europea.
Apparentemente l’idea seguita da Downing Street sarebbe quella di stabilire comunque una sorta di numero chiuso per i lavoratori con cittadinanza UE, in modo da affrontare le ondate record di manodopera, in genere scarsamente qualificata, ultimamente proveniente dai Paesi dell’est europeo, soprattutto Bulgaria e Romania. Dagli ambienti politici vicini alla Premier May, infatti, sarebbe stato registrato il malcontento dei ceti più bassi della popolazione britannica, che si sentirebbero fortemente minacciati dalla presenza di lavoratori non sindacalizzati e disponibili ad impiegarsi anche sotto i livelli minimi di retribuzione stabiliti dai contratti collettivi.
Non è ancora chiaro invece cosa accadrà a chi vorrà studiare nelle Università del Regno Unito: è per questo che gli atenei più prestigiosi stanno facendo pressione sul Governo affinché si introduca un apposito e speciale “permesso lungo” che garantirebbe agli studenti il diritto di frequentare le Università per gli anni necessari. Una eventuale diminuzione degli arrivi di giovani Europei rappresenterebbe infatti un danno molto grave per i bilanci di molti atenei dal momento che le tasse per gli studi sono state alzate negli ultimi anni al punto tale da determinare un calo progressivo nel numero delle iscrizioni.
Per tutti i cittadini UE che vorranno semplicemente trasferirsi in Gran Bretagna, invece, almeno inizialmente, secondo il Times, sarà sufficiente registrarsi presso l’Home Office senza incorrere in particolari forme di restrizioni, coerentemente con il periodo di transizione che il Paese dovrebbe attraversare dopo che sarà uscito ufficialmente dall’Unione nel marzo 2019.
La posizione del Governo sui nuovi sistemi di immigrazione è destinata comunque a suscitare le critiche delle opposizioni della destra radicale e di chi sostiene che senza una efficiente macchina burocratica non sarà possibile controllare in modo sicuro i flussi di ingresso nel Paese britannico. “Ancora una volta ci inchiniamo al volere di Bruxelles” ha affermato Nigel Farage, ex leader di Ukip e presidente del gruppo europarlamentare EFDD. Sembrerebbe ammorbidirsi, invece, la posizione di altri euroscettici come il deputato conservatore Andrew Bridgen, di fronte alle enormi difficoltà in cui sfocerebbero le relazioni economiche e sociali con gli altri Paesi dell’Unione nel caso si rafforzassero le formalità richieste per l’ingresso nel Regno Unito.
Francesco Gagliardi
Fonte immagine: notey.com