Societa'

Bovalino (Rc). Celebrato a Bovalino (Rc) il 34° anniversario della morte del Brigadiere Antonino Marino (M.O.V.C.).

Si è svolta stamani presso la Villa intitolata al Brigadiere Antonino Marino, Medaglia d’Oro al Valor Civile, la cerimonia di commemorazione in occasione del 34° anno dall’uccisione del giovane Sottufficiale dei Carabinieri avvenuta il 09/09/1990 a Bovalino Superiore. Erano presenti, per l’occasione, le massime Autorità Civili, Militari e Religiose: il Prefetto di Reggio Calabria, Clara Vaccaro;  il Generale di Brigata Cesario TOTARO, Comandante del Comando Provinciale di Reggio Calabria; il Ten.Col. Gianmarco PUGLIESE, Comandate del Gruppo Carabinieri di Locri; il Magg. Angelo ZARRELLI, Comandante la Compagnia Carabinieri di Locri; il Mar.Capo Francesco Scarpuzza, Comandante della Stazione Carabinieri di Bovalino; il Sindaco della cittadina jonica, Avv. Vincenzo Maesano. Per la famiglia erano presenti la vedova, Signora Rosetta Vittoria Dama ed i due figli, Francesco Marino, Maggiore dei Carabinieri e attualmente in servizio in Veneto e Antonino (Nino) impiegato come dipendente civile all’interno dell’amministrazione della Difesa. Ha officiato la S. Messa S.E. Monsignor Francesco Oliva, Vescovo di Locri-Gerace, coadiuvato da Don Aldo Ripepi. Nella stele che ricorda il sacrificio del Brigadiere Marino è stata deposta una corona di alloro; a rendere gli onori militari un picchetto in armi dei Carabinieri davanti ad una folta rappresentanza di uomini dell’Arma e dei rappresentanti delle varie associazioni territoriali dei Carabinieri. Moltissimi anche i cittadini ed i media presenti che hanno voluto rendere il doveroso omaggio al ricordo e alla figura del Sottufficiale.

Antonino Mario era nato a San Lorenzo (Rc), il 5/10/1957 e si arruolò nell’Arma dei Carabinieri nel 1975, si è quasi sempre occupato di portare avanti indagini legate ai traffici illeciti e alla criminalità più evoluta. Era profondo conoscitore delle dinamiche ‘ndranghetiste, soprattutto quelle che riguardavano i sequestri di persona e, per questo, era un obiettivo sensibile da mettere a tacere…e così purtroppo è stato.

Quest’anno ricorreva il 34° anniversario da quel tragico evento in cui perse la vita un valoroso figlio dell’Arma, un Sottufficiale che ha sacrificato la sua esistenza terrena per difendere e tenere sempre alti i valori di “onestà, lealtà e rettitudine”, valori che lo hanno sempre contraddistinto e caratterizzato nel corso della sua giovane e breve vita. Il Brigadiere Antonino Marino, Comandante della Stazione Carabinieri di Platì (in attesa di spostarsi alla Stazione di San Ferdinando per assumerne il comando) fu vittima di un vile agguato che si consumò nella frazione di Bovalino Superiore, luogo di origine della moglie Rosetta Vittoria Dama (che era in stato interessante) il 9 settembre 1990, dove il giovane Carabiniere si trovava con l’intera famiglia per godersi in piena tranquillità e rilassatezza qualche giorno di ferie e la festa patronale in corso di svolgimento. Ed è proprio durante i festeggiamenti, approfittando della confusione e della moltitudine di gente che si trovava davanti ad un esercizio commerciale, che il vile killer lo avvicinò e gli sparò con la pistola alcuni colpi che colpirono a morte il giovane Brigadiere attingendolo al ventre ed al petto, ferendo la moglie ed il figlioletto Francesco ancora in tenera età (oggi stimatissimo Ufficiale dell’Arma).

Il Brigadiere Marino era una persona che credeva fermamente in quello che faceva, la sua onestà e rettitudine lo caratterizzavano così nel lavoro come nella vita quotidiana come persona buona, ma allo stesso tempo integerrima. La notizia dell’efferato delitto si diffuse in un baleno e scossero non poco l’intera comunità locale, per i funerali scesero in Calabria le massime Autorità militari ma anche autorevoli rappresentanti delle Istituzioni dell’epoca. Soltanto dopo 25 anni la giustizia ha prevalso ed i suoi assassini (Francesco Barbaro e Antonio Papalia) vennero condannati dalla Cassazione a 30 anni di carcere. Ancora oggi la figura di Marino continua ad essere viva e presa ad esempio a beneficio delle nuove generazioni, ciò rafforza ancor più il pensiero e la convinzione che il suo sacrificio non è stato per nulla vano.

Gli insegnamenti che Antonino ci ha lasciato, con il suo estremo sacrificio, sono che bisogna sempre avere speranza nella verità, perché alla distanza la verità viene sempre fuori e così è stato anche nel suo caso. Per tutti noi è stato un esempio ed uno stimolo a ricordarci sempre che quando s’indossa la divisa dell’Arma non si può pensare a se stessi, ma si deve pensare con ferma convinzione al benessere unico e supremo della collettività.