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ROMA, 11 LUGLIO – “È stato un processo politico. Come sotto il fascismo”. Lo ha dichiarato il fondatore della Lega Umberto Bossi commentando la condanna a 2 anni e 3 mesi per uso privato di fondi pubblici insieme al figlio e al tesoriere del Carroccio Belsito, negli ultimi anni della sua segreteria.[MORE]
Commentando la notizia della condanna, Bossi in un’intervista al Corriere della Sera ha riferito: “Dopo tutto quello che mi hanno fatto in questi anni, dopo tutto quello che hanno tirato fuori. Dopo avermi trascinato in tribunale lei pensa che potessero dire di essersi sbagliati? Macché… Piuttosto che ammetterlo, a un certo punto, hanno anche mandato via il pubblico ministero che aveva iniziato il processo. Si voleva distruggere la Lega. Ed è normale che uno Stato che non frequenta troppo la democrazia utilizzi tutti i mezzi”.
“Sono riusciti a farmi saltare da segretario della Lega. Questo era l’obiettivo - ha aggiunto l’ex segretario della Lega -. Se ne sono sentite di ogni colore, per mesi tutti i giorni sui giornali e in televisione a dire che io avevo preso i soldi. Io non ho preso un ca…. Mi dispiace soltanto perché non era quello che serviva al Nord”.
Bossi ha poi accusato “i colonialisti”, ovvero quelli che vogliono “mantenere un sistema in cui si ammazzano le imprese di tasse e poi di queste tasse ritorna poco o niente. Un residuo fiscale come quello della Lombardia o del Veneto, non può durare. Non può più. Loro sapevano che senza trascinarmi in tribunale non potevano avere la meglio”.
Inoltre “il colonialista è quello che mangia mentre gli altri lavorano. E così, il loro problema è sempre lo stesso: quello di andare avanti così. Non hanno nessuna voglia di cambiare”. E a Salvini che dice che Bossi appartiene a un’altra era, l’ex leader del Carroccio ha replicato: “il Nord era schiavo prima ed è schiavo oggi”. Adesso, ha concluso Bossi, “combatto” e “andrò avanti, fino in Cassazione”.
Maria Azzarello
fonte immagine: Il Giornale