Berlusconi sfiducia Alfano: «Non capisce il paese». Il Popolo della Libertà verso la guerra civile
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ROMA, 29 OTTOBRE 2012 - «Con la scelta di ieri il presidente Berlusconi ha cambiato il domani. Di questo gli siamo grati. Lui ha e continuerà ad avere un ruolo straordinariamente importante e pensiamo sia giunto il momento della ricostruzione del centrodestra italiano». Parole e musica di Angelino Alfano, durante un incontro elettorale tenutosi a Trapani qualche giorno fa. L’attuale segretario del Pdl, con l’addio di Silvio Berlusconi, aveva certamente accarezzato l’idea di ascendere dal ruolo di semplice segretario politico a quello di vero e riconosciuto leader del partito. [MORE]
Ma questo avveniva venerdì scorso, un secolo fa, prima dell’annuncio del Cavaliere a rimontare in sella. O meglio, a non abbandonare il campo. «Ho il diritto di difendermi, mi vogliono in galera» ha motivato il suo ritorno l’ex premier, (ri)lanciando l’idea che se ti trovi in difficoltà giudiziarie non devi tanto puntare su una solida difesa legale, ma su un ardito attacco alla carica politica.
Povero Angelino. In un articolo di Repubblica, firmato da Carmelo Lopapa, si può leggere di un confronto telefonico tra Alfano e Belusconi, nel quale l’ex delfino pidiellino che chiedeva al Cavaliere «Perché proprio ora? Giusto alla vigilia del voto in Sicilia? È un attacco a me? Ce l’hai con me?». Niente di tutto questo, Angelino «è un caro ragazzo».Ma ha il grande problema di «fare fatica ad avere presa su quella fetta di paese scontento e disperato». Insomma, una bocciatura irrimediabile da parte dell’ex mentore. Il quale, adesso, fa la conta dei presenti.
Dopo l’attacco diretto a Mario Monti, sia per motivi politici («non ha tagliato il cuneo fiscale, non ha movimentato la crescita») che per questioni personali («mi hanno abbandonato in balia dei magistrati») Berlusconi serra i ranghi e, meditando una scissione, fa l’appello degli scudieri al suo fianco: Verdini e Bondi, La Russa, Meloni, Corsaro, Santanché, Biancofiore, Rotondi, Giovanardi, il coordinatore lombardo Mantovani e Paolo Romani. «Chi vuole andare col governo delle tasse ci vada pure, Angelino scelga con chi stare, io ho lanciato un’operazione verità». Dopo questa dichiarazione lo spread è aumentato di circa 10 punti. In fondo, l’abisso che divide Alfano ed i moderati dagli oltranzisti di Berlusconi è proprio il sostegno o il ripudio (perché il Pdl fino a poco tempo fa lo sosteneva) del premier Mario Monti
In caso di lotta interna, c’è già chi sobilla la ribellione contro quello che finora era stato il padre-padrone indiscusso ed idolatrato (almeno in pubblico) del Pdl. A invocare la levata di scudi per disarcionare il Cavaliere è, manco a dirlo, un ex alleato del Pdl, Pier Ferdinando Casini: «Berlusconi ha devastato, in questi anni, l’unità dei moderati. Ha dimostrato che si può creare un partito populista di destra che non ha nulla a che fare con il partito popolare europeo e con i moderati. Mi auguro che tanti moderati, anche nel Pdl, facciano sentire la loro voce», anche se «il loro silenzio è già eloquente».
Se non altro, in Via dell’Umiltà hanno optato per la via diplomatica per la risoluzione della disputa, ovvero mantenere le primarie e trasformarle, in base a quale sarà il candidato premier, in una sorta di referendum sull’atteggiamento politico da parte del Popolo della Libertà. Sempre che il Re, pardon il Cavaliere, non abbia ancora qualcosa da ridire.
Giovanni Gaeta