Bankitalia, il dg Salvatore Rossi: "Non sempre il credito va a chi lo merita"
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GENOVA, 2 NOVEMBRE 2013 - «Spero che nell’erogazione del credito si tenga conto del merito, ma non sono sicuro che sia così». lo ha detto il direttore generale di Bankitalia, Salvatore Rossi, in occasione di una conferenza intitolata «Chi ha rubato il futuro ai giovani?» nell’ambito del Festival della scienza che si sta svolgendo a Genova.
«Bisogna che le banche aumentino la loro capacità di fare una intelligente selezione del credito e che la struttura finanziaria italiana sia meno dipendente dal credito bancario», ha aggiunto Rossi, che ha poi affermato che questa situazione «è purtroppo il risultato di 5 anni di recessione. Dopo una crisi così grave, la più grave dal dopoguerra, fare credito è diventato più difficile - ha detto Salvatore Rossi - Le imprese migliori che esportano vanno molto bene nonostante la recessione e hanno ridotto la domanda di credito, ma l’ha aumentata chi è più in difficoltà e verso queste le banche esercitano più prudenza».[MORE]
«Alle banche bisogna chiedere le cose giuste, non cose che le banche non devono e non possono fare: devono impegnare le risorse che raccolgono dai risparmiatori oculatamente, senza correre avventure a sostegno dell’economia che è fatta di famiglie e imprese» ha proseguito Rossi. «Non chiediamo a nessun soggetto economico o sociale di caricarsi di responsabilità pubbliche» ha detto Rossi, precisando che il ‘pubblico’ «sono il Parlamento e il Governo: a loro spetta mettere in atto politiche che aiutino la società e l’economia ad uscire da una condizione che risale a molti anni prima della crisi. Perché saranno almeno 20 anni - ha sottolineato il direttore di Bankitalia - che la nostra economia fa fatica nella competizione internazionale».
Rossi ha poi parlato del problema della disoccupazione: «Chi ha rubato il futuro dei giovani? È una bella domanda, che potrebbe essere il soggetto di un giallo. Forse bisogna andare indietro molto nel tempo per trovare una risposta e addirittura bisogna risalire agli anni ‘70 quando si mise in moto la slavina del debito pubblico e si misero le condizioni per un uso distorto delle risorse pubbliche che ha finito col pesare, attraverso il debito pubblico, sulle generazioni successive».
Paolo Massari