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Bagnasco ai cattolici: «Dovete votare». Sulle tasse: «La chiesa le paga, non farlo è peccato»

Giovanni Gaeta
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Bagnasco ai cattolici: «Dovete votare». Sulle tasse: «La chiesa le paga, non farlo è peccato»
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ROMA, 22 GENNAIO 2013 - Non votare è peccato. Anche non pagare le tasse è peccato. Su quest’ultimo punto, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, difende l’operato fiscale della Chiesa nell’intervista su Famiglia Cristiana:«La Chiesa le tasse finora le ha pagate, contrariamente a ciò che si dice e si scrive. Evadere le tasse è peccato!». Poi precisa: «Quanto all'Imu, la vera distinzione da salvaguardare è quella tra realtà non profit e realtà commerciali. Chi svolge un'attività a sfondo sociale è giusto che sia riconosciuto in questa sua funzione e venga dunque esentato. Ma non esiste alcuna legge “ad Ecclesiam”.

Sul dovere del voto, invece, Bagnasco è stato chiamato in causa per via dello smarrimento di molti fedeli cattolici e l’incertezza di questi su quale casella della scheda elettorale far valere la propria croce. A tal proposito, il presidente della Cei comprende il sentimento degli elettori, ma l’incertezza non deve assolutamente trasformarsi in inazione o diventare un suo pretesto. «A un cattolico quest'atmosfera di disimpegno non è consentita e partecipare con il voto è già un modo concreto per non disertare la scena pubblica».[MORE]

D’altronde, se è vero che gli elettori cattolici si trovano divisi in differenti schieramenti politici, ciò non deve tradursi necessariamente in una frattura insanabile, a patto che i fedeli si applichino in una ricerca comune di una soluzione ai problemi, mettendo da parte le differenze politiche: «La presenza di esponenti cattolici in schieramenti differenti dovrà accompagnarsi a una concreta convergenza sulle questioni eticamente sensibili».

Il problema, per Bagnasco, non è la divisione dei cattolici in partiti, ma la sfiducia e la lacerazione dell’individuo dalla società, che porta quest’ultimo ad assumere comportamenti egoistici: «l'insignificanza» afferma il cardinale «si produce quando all'appartenenza dichiarata non segue un'azione centrata sui valori di riferimento dell'antropologia cristiana e si perseguono logiche più vicine al proprio tornaconto che al perseguimento del bene comune. Se non si dice nulla di significativo, perché non si conosce o per convenienza, si diventa irrilevanti».

(Foto: roccocipriano.it)

Giovanni Gaeta

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Scritto da Giovanni Gaeta

Giornalista di InfoOggi

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