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Ascensione: un popolo in missione

Redazione
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Ascensione: un popolo in missione
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Celebriamo la Solennità dell’Ascensione del Signore.

Il libro degli Atti degli Apostoli ci ricorda che Gesù si mostrò a essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, durante quaranta giorni, apparendo loro e parlando delle cose riguardanti il regno di Dio.

Dopo questi fatti davanti ai loro occhi ascende al Cielo.

I loro cuori diventano tristi. La tristezza è per la perdita. Anche noi lo siamo quando perdiamo qualcuno a noi molto caro.

Vogliamo dire fin da subito che l’Ascensione non è un abbandono di Gesù ma un modo diverso di essere in mezzo a noi.

Lui lo ha promesso: “sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 18.16-20).

Ha detto in altra occasione: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io” (Gv 14,1-3).

Allora, chiediamoci, perché Gesù sì è nascosto alla nostra vista? Lui vuole il nostro impegno, la nostra responsabilità. Vuole che diventiamo persone adulte nella fede e nel cammino umano e spirituale.

Noi siamo chiamati oggi a rendere Cristo Gesù vivo e presente in ogni ambito e contesto della vita. Dietro ai nostri volti, alle nostre parole, ai nostri gesti, l’altro non deve vedere noi.

Un giorno un uomo tornando da un viaggio a Molokai disse: “Ho visto Dio in un uomo”. Chi era questo uomo?

Padre Damiano de Veuster che è stato un presbitero e missionario belga, appartenente alla Congregazione dei Sacri Cuori, conosciuto anche come Padre Damien. Missionario nell'isola di Molokai, nelle Hawaii, si dedicò particolarmente alla cura dei malati di lebbra.

Il vescovo chiese ai suoi presbiteri chi volesse andare in quest’isola che raccoglieva tutti gli ultimi e i lebbrosi. Alla fine anche lui morì di lebbra ma non si risparmiava in nulla.

Anche nella vita di Madre Teresa era facile riconoscere la presenza di Dio. Non si risparmiava in una quando si trattava di dare amore ai suoi poveri che definiva sempre usando la “P” maiuscola e ricordava il Vangelo delle cinque dita: “lo avete fatto a me”.

Chiediamoci: quanto sono capace di far vedere Dio nelle mie azioni, nelle mie parole? Qualcuno ha potuto dire di te: “ho visto Dio in quella persona?”

L’Ascensione del Signore ci ricorda poi, che la vita è un viaggio non verso il nulla come qualcuno crede, affermando che con la morte tutto finisce ma verso la casa, verso l’amore, verso Dio.

L’Ascensione ci ricorda che è tempo di annunciare il Vangelo ad ogni creatura. Dentro ciascuno di voi il Signore ha acceso il fuoco dello Spirito Santo e tutti possiamo essere piccoli strumenti del Suo amore, “gocce nell’oceano”, “piccole matite”. Noi ci mettiamo la nostra vita, il Signore farà il resto. Buona festa.

(Don Francesco Cristofaro)

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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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