Arte e carcere: "Reality" al Museo Interattivo del Cinema
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MILANO, 7 APRILE 2013 – Il Museo Interattivo del Cinema di Milano ha ospitato ieri il primo appuntamento della rassegna Effetti Personali dedicata al rapporto tra arte, cultura e carcere. All’interno dell’ampio progetto europeo Grundtvig, che vede la collaborazione di altri partner provenienti da Marsiglia, Oslo e Reus (Barcellona), il MIC ha apportato il proprio contributo supportato dalla cooperativa sociale E.S.T.I.A., fautrice di iniziative culturali presso il carcere di Bollate.[MORE]
La tematica del progetto è focalizzata sull’educazione e formazione delle persone detenute nelle carceri, con particolare attenzione alla cultura cinematografica e teatrale. Proprio in quest’ottica, quindi, sono stati organizzati gli incontri della rassegna, all’interno dei quali verranno proiettati tre tipi di opere: film di finzione, documentari sul mondo della detenzione e produzioni direttamente dal carcere.
Ieri, nella sala del MIC è stato proiettato l’ultimo film di Matteo Garrone, Reality, uscito nelle sale nel 2012, il cui protagonista è Aniello Arena, nella realtà detenuto del carcere di Volterra. Il film, ambientato a Napoli, si focalizza sulla vicenda di un pescivendolo che, a seguito di un provino per entrare nella casa del Grande Fratello, comincia a comportarsi nella propria vita quotidiana come se fosse costantemente controllato dalle telecamere. La sala, particolarmente gremita, ha mostrato un attento interesse per l’opera.
A seguire, una tavola rotonda composta da personaggi vicini alla tematica della rassegna: Massimo Parisi, direttore del carcere di Bollate, Michelina Capato Sartore, regista della compagnia teatrale In- Stabile del carcere di Bollate, Gianfilippo Pedote, produttore, Elena Mosconi, docente di Storia del Cinema a Cremona e Milano ed infine Piero Cannizzaro, regista.
Ognuna delle personalità sopracitate ha presentato, nella sala del MIC, la propria esperienza con i detenuti. Ad aprire la conversazione è stato Parisi, che ha sottolineato con forza come l’attività culturale rappresenti un valido «veicolo per l’effettivo recupero» dei carcerati, per cogliere la vera essenza di queste persone. Il direttore del carcere di Bollate ha poi ricordato il momento dell’applauso come «il riconoscimento della presenza di un lato positivo, mai è stato applaudito prima».
Michelina Capato Sartore, che si occupa dell’organizzazione di spettacoli con i carcerati, ha parlato delle attività teatrali e tecniche come di strumenti per la creazione di una cultura del lavoro nelle carceri affinché si faccia partire «un processo in cui dare gli strumenti per evolversi» al singolo individuo, poiché «il lavoro permette di mettersi in gioco e vedere che ciò ha senso».
Interessante il punto di vista di Pedote, che ha tenuto dei corsi sull’audiovisivo nel carcere di San Vittore. Il produttore ha parlato dei «filtri tra dentro e fuori» , della diversa condizione fisica tra “liberi” e carcerati, sottolineando la forte esigenza di questi ultimi a «lavorare con qualcuno che venisse da fuori».
Per quanto riguarda la testimonianza di Elena Mosconi, la docente si è soffermata molto sull’«esperienza del vedere ed essere visti», sottolineando che lavorare sulla percezione del mondo dei detenuti è «un’operazione sociale importante nei due sensi» per «la reciproca educazione allo sguardo» e la restituzione di «un equilibrio di sguardi».
Infine, Piero Cannizzaro ha raccontato la propria esperienza di confronto con il detenuto Agrippino Costa, durante la realizzazione del video-racconto "Ossigeno", storia molto forte di un uomo nato pittore e poeta e divenuto ladro d’arte, «un film di rinascita». Nel concludere ha poi evocato un’interessante similitudine fra carcere e scuola, affermando che entrambi dovrebbero far emergere le potenzialità del singolo e fargli comprendere le sue inclinazioni.
Valentina Vitali e Cristina Rendina