Arriva la sentenza per Alberto Stasi: condannato a 16 anni per l'omicidio di Chiara Poggi
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MILANO, 17 DICEMBRE 2014 – Dopo sette anni, è stata pronunciata oggi, alle 19: 30, la sentenza definitiva contro Alberto Stasi per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 Agosto 2007. Passato attraverso quattro gradi di giudizio, l’uomo è stato condannato dai giudici della corte d'Assise d'Appello di Milano a 16 anni di reclusione. Oltre a questo, l’imputato sarà costretto a risarcire la parte lesa, costituita dal padre, dalla madre e dal fratello di Chiara, con un importo pari a un milione di euro. Infine, per Stasi è stata proclamata anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'interdizione legale durante il periodo della condanna. Non è stata accolta, invece, l’aggravante di crudeltà, avanzata da Laura Barbarini, il sostituto procuratore generale, che aveva chiesto una pena di 30 anni.
A essere determinanti, per la sentenza, i più recenti indizi contro il commercialista lombardo: prima di tutto, le suole delle scarpe rimaste pulite dopo che l’uomo, secondo la sua testimonianza, avrebbe trovato il cadavere della fidanzata sulle scale dell’abitazione; inoltre, i graffi sul braccio di Stasi, osservati dai carabinieri nel momento in cui l’uomo li aveva chiamati, che farebbero pensare a un tentativo di difesa da parte di Chiara. L'accusa ha anche ricordato l'ambiguità legata all'episodio dei pedali. Le tracce di cromosoma Y trovate sotto le unghie di Chiara, invece, non sono state accettate come prova
Al termine del processo, i genitori di Chiara si sono detti “soddisfatti” e hanno abbracciato, commossi, il loro legale. Giuseppe Poggi, il padre della vittima, ha ringraziato coloro che l’hanno seguito in questi lunghi anni di sentenze e attese: “Chiara ormai è diventata una figlia anche per i nostri legali, che ringrazio. Non dico di più altrimenti mi commuovo”. [MORE]
Entrato in aula, prima della sentenza, Alberto Stasi si era invece così rivolto ai giudici, ribadendo ancora una volta di non avere nulla a che fare con l’omicidio della fidanzata: “Non cercate a tutti i costi un colpevole condannando un innocente. Sono anni che sono sottoposto a questa pressione. Mi appello alle vostre coscienze: spero che mi assolviate”. Dopo il verdetto, l'imputanto è rimasto in silenzio, prima di essere accompagnato fuori dall'aula dai suoi legali.
(foto: www.strettoweb.com)
Sara Svolacchia