Anno giudiziario, Canzio: "Reato clandestinità inutile".
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Anno giudiziario, Canzio: "Reato clandestinità inutile".

giovedì 28 gennaio, 2016

ROMA, 28 GENNAIO 2016 - Cerimonia d'inaugurazione davanti al capo dello Stato. Il presidente della Cassazione chiede sanzioni amministrative fino all'espulsione per combattere l'immigrazione clandestina e interviene sul tema della prescrizione. [MORE]

“Per perseguire il reato di immigrazione clandestina, la risposta sul terreno del procedimento penale si è rivelata inutile, inefficace e per alcuni profili dannosa, mentre la sostituzione del reato con un illecito e con sanzioni di tipo amministrativo, fino al più rigoroso provvedimento di espulsione, darebbe risultati concreti”. Parole del Primo presidente della Cassazione, Giovanni Canzio, nella sua relazione per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2016. “Vorrei davvero che la cerimonia per l’apertura dell’anno giudiziario non fosse considerata un semplice rito, solenne nella forma ma ripetitivo e perciò inutile nella sostanza, bensì riuscisse a segnare uno spazio di riflessione e di dialogo e a trasmettere alla comunità nazionale un messaggio di speranza, fiducia e impegno per una più feconda stagione della Giustizia”. Canzio ha inoltre ringraziato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per aver “onorato l’Assemblea generale della Corte di Cassazione con la sua presenza”.  

Canzio ha poi affrontato anche il tema terrorismo, sottolineando che "ogni forma di criminalità organizzata o terroristica, anche quella internazionale di matrice jihadista", deve essere condotta "nel rispetto delle regole stabilite dalla Costituzione e dalle leggi dello Stato". "Diversamente tradiremmo la memoria" dei magistrati "caduti in difesa dei più alti valori democratici" e "non faremmo onore al giuramento di fedeltà che abbiamo prestato". Lo fa citando Emilio Alessandrini, "titolare delle indagini sulla strage di Piazza Fontana e sul terrorismo di destra e di sinistra, colpito a morte da un gruppo di fuoco di Prima linea". E poi Guido Galli, Mario Amato, Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme ai "tanti magistrati vittime del terrorismo e della mafia". Non sono stati degli "eroi (come mai avrebbero voluto definirsi), ma un modello di riferimento al quale ogni magistrato dovrebbe ispirarsi per il messaggio di speranza, fiducia, forza della ragione e della democrazia contro la violenza e le farneticazioni di coloro nei quali si annida il 'cuore di tenebra', traendo dal loro fulgido esempio un monito per la legittimazione, la credibilità, l'autorevolezza della giurisdizione"

 

(fonte immagine dire.it)

Giuseppe Sanzi


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