Ancora tagli per la scuola pubblica: docenti di sostegno assenti e disabili a casa.
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BARI - Disorganizzazione, incertezza, diritti negati. In breve è questa la scuola italiana vista attraverso gli occhi delle famiglie della maggior parte degli alunni disabili baresi e non solo. I tagli pubblici e la cattiva organizzazione interna degli istituti contribuiscono a sostenere un sistema che in generale non funziona. Le lezioni sono già iniziate da più di due settimane, ma per molti studenti disabili la situazione è davvero raccapricciante. In assenza di docenti di sostegno (rispetto all’anno scorso ne mancano all’appello più di cinquecento) i ragazzi in questione vengono rispediti a casa, impedendo loro di partecipare al normale svolgimento delle lezioni, oppure, ancora peggio, affidati ai bidelli. Possono ritenersi più fortunati i ragazzi che vantano di avere un insegnante di sostegno da dividere in tanti. Bisogna ricordare tra l’altro che la legge italiana prevede il rapporto di uno a due tra docente e alunno disabile, o nei casi più gravi addirittura di uno a uno. A volte sono i genitori stessi che, amareggiati per la situazione di degrado in cui riversa la scuola pubblica, sono costretti a portarsi da casa l’insegnante privato di sostegno.[MORE] È il caso di trenta coppie baresi, che si sono avvalse dell’aiuto di “affiancatori”, educatori specializzati nel sostegno per i bambini autistici formati dall’Angsa Puglia (l’associazione nazionale genitori soggetti autistici). Ma il servizio a pagamento, pesa sui bilanci familiari con in media 500 euro al mese. La grave situazione, causata in buona parte dai tagli agli organici del ministro Maristella Gelmini, ha spinto molte famiglie su iniziativa dell’Angsa a mettere in mora il provveditorato agli studi. Antonio Nocchetti, presidente dell’associazione “Tutti a scuola Onlus” ha definito il ministro della pubblica istruzione «Non un ministro ma un buttafuori» e ha indetto venerdì 8 ottobre a Roma una manifestazione contro le politiche adottate nella scuola dal governo. Le accuse sono: riduzione generalizzata delle ore di sostegno per tutti gli alunni disabili in violazione della sentenza 80/2010 della Corte Costituzionale; classi formate contro i principi fondamentali dell'inclusione con più alunni disabili ed anche 30 e più studenti in totale; nessuna attenzione alla formazione ed aggiornamento permanente per gli insegnanti curricolari e di sostegno; indegne dichiarazioni di politici di differente rango che ipotizzano la rinascita delle classi speciali o la presunta “incapacità di crescita“ dell'Italia con oltre 2 milioni di invalidi a carico e infine azzeramento del fondo, già assolutamente inadeguato, per i non autosufficienti nel 2011. Intanto in Puglia il provveditorato agli studi della Provincia di Bari scarica la responsabilità sui presidi e lo fa attraverso una circolare firmata dal direttore Giovanni Lacoppola affermando che molto spesso “si assiste alla strumentale acquisizione dell’alunno con disabilità durante il periodo delle iscrizioni solo per ottenere l’aumento del numero delle classi. In altri risulta che, molto spesso gli interventi educativi vengano progettati esclusivamente per le ore in cui è presente il docente di sostegno ed espletati il più delle volte anche fuori dal contesto classe”. Ma l’Angsa risponde chiedendo più rispetto per i disabili e più preparazione da parte degli insegnanti nella gestione degli handicap ribadendo che «è l´ufficio scolastico che a due settimane dall´inizio delle lezioni non ha ancora messo a disposizione delle scuole un numero sufficiente di insegnanti di sostegno per garantire agli studenti disabili il diritto all´istruzione».
Roberta Lamaddalena