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05 OTTOBRE 2015 - L’amicizia è da sempre un valore particolare e prezioso. Rende l’uomo più forte e lo accompagna con risultanti straordinari nella sua capacità di dialogare e stare con gli altri. Ognuno di noi ha perso grandi amici per strada, come probabilmente ha anche vissuto l’esperienza del tradimento ricevuto e di quello fatto. Spesso si sbaglia, ecco perché c’è sempre nella vita di una persona il momento delle verifiche, delle riflessioni, dei nuovi propositi, delle lezioni ricevute per le offese altrui, ma anche per le sofferenze inferte al prossimo, consapevoli o meno. Quando la società punta il suo interesse soltanto sull’aspetto materiale dell’esistenza, di riflesso le relazioni umane non possono che risentire degli effetti di tale scelta. Magari dinnanzi ad una amicizia che si rompe prolificano mille ipotesi! Si piange; ci si innervosisce; si bocciano gli atteggiamenti più intimi vissuti in quel rapporto e si promuovono al contrario tutte le cose non fatte. [MORE]
Il metro di comparazione è però più volte legato alla razionalità dello stile di vita assunto. Altra cosa sarebbe affrontare una amicizia con nel cuore la saggezza dei nostri padri e con la profondità di una vita spirituale legata ai testi sacri della nostra tradizione cristiana e a quelli che ne hanno preparato il suo avvento. Le sacre scritture ci offrono pagine bellissime sull’amicizia, capaci di darci ancora oggi stimoli e direttive per non essere travolti da risentimenti, retro pensieri, risultati indesiderati. Il libro del Siracide dedica infatti, tra l’altro, la sua attenzione al calore dell’amicizia e il suo messaggio rimane di grande attualità, nonostante le sue origini risalgano al 180 avanti Cristo. Leggiamo: “Ogni amico dice: «Anch’io ti sono amico», ma esiste l’amico che lo è solo di nome. Non è forse un dolore mortale un compagno e un amico trasformatosi in nemico?”.
Il segnale è chiaro, anche nei tempi di internet! L’amico non deve sottolineare il suo attaccamento e la sua fedeltà solo a parole. Sono i fatti, le azioni, i gesti che fotografano il comportamento dell’altro, poi il tempo ne suggella la sua coerenza e la sua affidabilità. Un amico che tradisce, specie dopo anni di condivisione sincera, è certo portatore di un dolore senza precedenti che a volte può incidere sul modo in cui si guarda al proprio futuro. Un legame tra amici veri non può neanche essere legato alle vicende personali di ognuno, sia esse positive o negative. Leggiamo sempre nel Siracide: “Non ti dimenticare dell’amico dell’anima tua, non scordarti di lui nella tua prosperità”. Un tale sentimento deve stare al di sopra di tutto, ne tantomeno può essere utilizzato scientemente per presunti vantaggi personali. Se una vicinanza nell’amicizia producesse privilegi per l’uno o l’altro, li si deve intendere come una naturale proiezione di uno scambio di esperienze, prerogative, energie. Aspetti che se puliti e disinteressati porteranno senza alcun dubbio una serie di benefici, come succede nelle reti relazionali giornaliere all’insegna della correttezza e onestà intellettuale.
Il libro del Vecchio Testamento ci suggerisce anche di stare molto accorti quando si sollecita un consiglio ad un amico, perché se non schietto e franco, ogni suo esito nel tempo potrebbe ritorcersi contro gli stessi richiedenti. Chi di noi, in qualche occasione, non si sia reso conto che le indicazioni ricevute su un determinato problema, non siano per nulla servite al raggiungimento dello scopo previsto? Non di rado, infatti, si è potuto constatare delle artificiosità collezionate con evidenti vantaggi solo per il falso amico. Cosa bisogna dunque fare per interpellare un consigliere sicuro? La risposta è nel Siracide: “Frequenta spesso un uomo pio, che tu conosci come osservante dei comandamenti. Segui il consiglio del tuo cuore”. La via della Parola è la più sicura. In essa può guidarti nella gioia un uomo del Signore. Forte sarà il tuo cuore, se indirizzato verso la sapienza del cielo.
Egidio Chiarella
www.egidiochiarella.it
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