Amianto, manca un censimento complessivo e le bonifiche vanno a rilento
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ROMA, 17 APRILE 2012 – Quanto amianto è ancora presente sul territorio italiano? Una risposta certa a questa domanda non c'è. Manca, infatti, un censimento complessivo sulla quantità di amianto presente in Italia, nonché una mappatura completa sulla localizzazione dei siti da bonificare. Secondo una stima realizzata da Legambiente, circa 50 mila edifici pubblici e privati attendono di essere bonificati, mentre su tutto il territorio nazionale si stima che ci siano oltre 100 milioni di metri quadrati di strutture in cemento-amianto e circa 600 metri cubi di amianto friabile.
Dati che vanno ad integrare uno studio, relativo prevalentemente alle coperture in cemento-amianto (le cosiddette “onduline”,) realizzato qualche anno fa dal Cnr, che aveva stimato la presenza di oltre 32 milioni di tonnellate di questo materiale in tutta Italia. È proprio Legambiente a denunciare in questi giorni il ritardo nella realizzazione di un censimento e di una mappatura complessiva sulla quantità di amianto presente sul territorio italiano, primo e imprescindibile passo per avviare una bonifica che dia effettivamente i frutti sperati.[MORE]
Dopo essere stata uno dei maggiori produttori e utilizzatori di amianto per molti decenni, nel 1992 l'Italia, dopo anni di denunce e con colpevole e imbarazzante ritardo rispetto ai numerosi studi che già dagli anni Sessanta avevano accertato il legame tra fibre di amianto e tumori, approva finalmente la legge 257, con la quale vengono messe al bando la produzione, la commercializzazione e l'utilizzo di amianto su tutto il territorio nazionale. La legge prevedeva, tra le altre cose, che tutte le regioni entro 180 giorni avrebbero dovuto predisporre dei Piani di censimento e di bonifica allo scopo di individuare edifici pubblici e privati, industrie e siti vari nei quali fosse presente amianto, predisponendo poi gli interventi necessari per la sua rimozione e per la bonifica. A distanza di 20 anni, in alcune regioni questi piani sono ancora in corso di stesura o di approvazione. È ieri, ad esempio, l'annuncio della presentazione della bozza del piano di censimento da parte della Regione Puglia, che nei prossimi giorni sarà visionata dal Consiglio Regionale prima della definitiva approvazione e dell'entrata in vigore.
L'urgenza dell'approvazione dei piani regionali e, conseguentemente, della realizzazione di una mappatura nazionale al fine di avviare bonifiche sistematiche, appare ancora più evidente se si considerano i dati sanitari relativi al numero di ammalati per cause riconducibili all'inalazione di fibre di amianto. Gli ultimi dati ufficiali disponibili, contenuti nel terzo rapporto ReNaM (Registro Nazionale Mesoteliomi dell'Inail), risalgono al 2010 e si riferiscono ai casi di ammalati di mesotelioma direttamente collegati all'amianto fino al 2004 (i dati relativi ai periodi successivi sono ancora in corso di elaborazione). Secondo il rapporto, sono oltre 9000 i casi di mesotelioma maligno connessi all'amianto, la maggior parte dei quali dovuti a cause professionali, che hanno cioè colpito persone che hanno lavorato in luoghi nei quali per diversi motivi hanno respirato fibre di amianto. Se ai casi di mesotelioma pleurico si aggiungono anche i casi di tumore al polmone e alla laringe indotti da esposizione all'amianto e i decessi per asbestosi, i decessi per “malattie asbesto-correlate” sono calcolabili – secondo il rapporto ReNaM – in circa 3000 casi ogni anno.
C'è purtroppo da aspettarsi un aumento del numero di casi nei prossimi anni, che interesseranno, così come avviene già oggi, non solo chi è entrato in contatto con questo materiale per motivi professionali, ma anche chi lo ha fatto per motivi “ambientali”, cioè per chi vive o ha vissuto in zone ad alta concentrazione di amianto. Le malattie collegate all'inalazione di amianto, infatti, hanno una latenza molto lunga, fino a 40 anni per il mesotelioma, e si è stimato che il picco di mortalità per malattie connesse all'amianto si avrà tra il 2015 e il 2020.
Se questo è il quadro generale, la necessità e l'urgenza di velocizzare le bonifiche risulta evidente. In questi giorni, tuttavia, è in discussione un provvedimento che sembra andare nella direzione opposta. Con il Quinto Conto Energia, la cui bozza è stata presentata dal Ministero dello Sviluppo economico pochi giorni fa e che sta facendo molto discutere per i tagli previsti agli incentivi per il fotovoltaico, è stato eliminato anche un incentivo per la sostituzione delle coperture di amianto con pannelli fotovoltaici, che era stato introdotto con Conto Energia del 2011. «Il nuovo decreto – denuncia Legambiente in una nota con la quale invita a partecipare alla manifestazione del prossimo 18 aprile contro i tagli alle rinnovabili - cancella il bonus di 5 centesimi a kwh previsto dal 4° conto energia per chi sostituisce i tetti in amianto bonificandoli con pannelli fotovoltaici. Così, per un impianto da 1 MW la riduzione delle tariffe sarà di -50% rispetto a quelle precedenti».
(foto da Zeroemission.eu)
Serena Casu