Amazzonia: al via la costruzione della terza diga più grande al mondo. Tribù in rivolta.
Estero Lazio

Amazzonia: al via la costruzione della terza diga più grande al mondo. Tribù in rivolta.

martedì 7 giugno, 2011

BRASILIA, 7 GIUGNO – Al via i lavori della contestata maxi-diga in Amazzonia. L’Agenzia brasiliana per l’ambiente ha espresso il definitivo sì per la costruzione del faraonico progetto, contestato da ambientalisti e comunità indigene. [MORE]


La diga sorgerà sul fiume Xingu, affluente del Rio delle Amazzoni, a Belo Monte, nello stato occidentale di Para e costituirà il terzo più grande impianto del mondo per la produzione di energia idroelettrica, con un invaso di 500 km quadrati. Le autorità assicurano di aver sottoposto il progetto a robuste analisi relativamente all’impatto ambientale ed averlo autorizzato soltanto dopo il superamento di tali test. Il governo del Brasile considera, inoltre, l’impresa essenziale al fabbisogno energetico del Paese.
 

Così dopo la diga delle Tre Gole in Cina e la diga Itaipu di Paraguay e Brasile, ecco un altro scempio. Nelle scorse settimane ha dilagato anche la protesta per una diga in Patagonia, per la quale si stanno mobilitando diversi gruppi ambientalisti, anche a livello internazionale. Il Sud America sembra quasi voler pagare volentieri i costi di un deturpamento ambientale a fronte di un livello di energia che probabilmente sarebbe assimilabile in altro modo. I governi non solo ignorano la questione ambientale, ma sono anche totalmente sordi nei confronti delle grida di protesta delle tribù autoctone, migliaia delle quali verranno costrette ad un esodo forzato.
 

Già in Cina, per stessa ammissione del governo, la diga delle Tre Gole ha causato problemi ambientali e sociali più gravi del previsto e si sospetta che sia la fonte di modifiche climatiche quali la grave siccità. Ne vale dunque la pena? Probabilmente questa domanda, che i governi non si sono posti, sarà forzata dalle decise ed enormi proteste delle tribù locali, le quali non hanno la benché minima intenzione di affrontare questo trasloco forzato. Oltre al fatto che circa 40.000 persone dovranno abbandonare la loro terra, anche l’economia di tali tribù, che vivono di pesca, cambierà radicalmente. Amazon Watch ha dato notizia di una riunione, definita storica, di 320 rappresentanti delle 18 tribù che vivono nel bacino dello Xingu. Già 20 anni fa la tribù Kayapò riuscì a bloccare un progetto per l’energia idroelettrica nella zona e tuttora gli indigeni sono fermamente convinti nella volontà di impedire la distruzione di un territorio che appartiene a loro.
 

Verranno allagati 500 chilometri quadrati di foresta e il fiume diventerà un acquitrino stagnante per un tratto di 150 chilometri. Porzioni enormi di un ambiente naturale che da anni si cerca di proteggere. Secondo Greenpeace l’Amazzonia, ecosistema più ricco di biodiversità al mondo, è stata deforestata per quanto riguarda la sua parte brasiliana ad un tasso medio di 19,368 chilometri quadrati all’anno.
 

“Questo è un giorno tragico per l’Amazzonia”, ha dichiarato Atossa Soltani, direttore di Amazon Watch, Ong per il supporto degli indigeni e la protezione dell’Amazzonia. Ma ha ulteriormente aggiunto come ogni errore e bugia di tali governi altro non fa che aumentare l’indignazione e la forza di lottare.
 

Filomena Maria Fittipaldi


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