Allarme povertà, nel 2010 sono 8 milioni 272 mila i poveri in Italia
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Roma, 15 luglio 2011- In Italia, nel 2010, sono 2 milioni 734 mila le famiglie in condizione di povertà relativa (l’11% delle famiglie residenti); si tratta di 8 milioni 272 mila individui poveri, il 13,8% dell’intera popolazione. Questo è il quadro descritto nel report diffuso oggi dall’Istat. L’incidenza di povertà relativa in Italia,rispetto al 2009, è rimasta sostanzialmente stabile.[MORE]
Per essere più chiari, la suddetta incidenza di povertà, che individua la percentuale di famiglie e persone povere, viene stimata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La linea di povertà tiene conto sia della variazione dei prezzi al consumo che della spesa per consumi delle famiglie (il loro comportamento di consumo), per questa ragione si sposta di anno in anno.
Nel 2010, la linea di povertà relativa è risultata pari a 992,46 euro ed è di circa 9 euro superiore a quella del 2009 (+1).
In base a ciò, risulta che la povertà è molto più evidente nel Mezzogiorno, in particolar modo tra le famiglie con tre o più figli, soprattutto se minorenni. Qui l’intensità è pari al 21,5% e la spesa media mensile equivalente delle famiglie povere è uguale a 779,06 euro mensili.
Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Calabria (26,0%), Sicilia (27,0%) e Basilicata (28,3%).
Nel Nord e nel Centro i valori aumentano 809,85 e 793,06 euro. In particolare, la Lombardia e l’Emilia Romagna sono le regioni con i valori più bassi dell’incidenza di povertà, pari al 4,0% e al 4,5% rispettivamente. Si collocano su valori dell’incidenza di povertà inferiori al 6% l’Umbria, il Piemonte, il Veneto, la Toscana, il Friuli Venezia Giulia e la provincia di Trento.
Dal punto di vista della composizione delle famiglie risulta che circa un terzo delle famiglie con cinque o più componenti (il 29,9%) si trova in condizione di povertà relativa e l’incidenza raggiunge il 42,1% fra le famiglie che risiedono nel Mezzogiorno.
Per le coppie con tre o più figli e di famiglie con membri aggregati, l’incidenza di povertà è pari, rispettivamente, al 27,4% e al 23% (percentualiri rispettivamente pari al 38,6% e 38,7% nel Mezzogiorno).
La situazione si fa più critica se all’interno della famiglia sono presenti più figli minori: l’incidenza di povertà, pari al 15,6% tra le coppie con due figli e al 27,4% tra quelle che ne hanno almeno tre, sale rispettivamente al 17,7% e al 30,5% se i figli sono minori.
Anche in questo caso l fenomeno è più marcato nel Mezzogiorno, dove è povera quasi la metà (il 47,3%) delle famiglie con tre o più figli minori.
La povertà è superiore alla media (14,8%) tra le famiglie con due o più anziani, in particolare al Nord, dove è pari all’8,9% contro la media ripartizionale del 4,9%.
I dati confermano una correlazione tra l’incidenza della povertà e il livello d’istruzione: se il livello d’istruzione della persona di riferimento è basso (nessun titolo o licenza elementare) l’incidenza di povertà è più elevata (17,2%) ed è tre volte superiore a quella osservata tra lefamiglie con a capo una persona che ha conseguito almeno la licenza media superiore (5,6%).
Allo stesso modo, la diffusione della povertà tra le famiglie con a capo un operaio o assimilato (15,1%) è decisamente superiore a quella osservata tra le famiglie di lavoratori.
Infine, nel 2010, in Italia, 1 milione e 156 mila famiglie (il 4,6% delle famiglie residenti) risultano in condizione di povertà assoluta (al di sotto della linea di povertà), per un totale di 3 milioni e 129 mila individui (il 5,2% dell’intera popolazione). La povertà assoluta cala per le coppie con persona di riferimento sotto i 65 anni (dal 3,0% all’1,9%), a seguito di una maggiore presenza di coppie con due percettori di reddito.
Rosy Merola