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IGLESIAS, 8 GENNAIO 2013 - Inizia il 2013 e nello stabilimento Alcoa di Portovesme rimangono in 60 gli operai (tra dipendenti diretti e dell’appalto) che garantiscono la manutenzione degli impianti. Per tutti gli altri, quasi 500 solo i diretti, scatta la cassa integrazione per i prossimi due anni.
Roberto Forresu, Fiom Cgil, dichiara che questi giorni «riparte anche la mobilitazione perché ancora devono essere chiariti gli aspetti relativi agli ammortizzatori sociali per i lavoratori degli appalti».[MORE]
Proprio quest’ultimo è un punto che rimane aperto. Il 27 dicembre si è firmato, nella sede del Ministero del Lavoro, per l’emissione della cassa integrazione straordinaria ai lavoratori diretti, tralasciando quelli delle ditte d’appalto. Il motivo sarebbe che, per coinvolgerli, occorrerebbe la collaborazione di altre istituzioni, come il Ministero dello Sviluppo Economico e la Regione Sardegna «che sono» ha ricordato Rino Barca, Fim Cisl «i soggetti interessati e firmatari dell'accordo del 27 marzo scorso».
A tutto questo si aggiungono le difficoltà che sta incontrando l’attuale esecutivo, che non potevano non avere una ripercussione sulla situazione sulcitana. Gli Rsu dell’azienda esternano la propria preoccupazione: «purtroppo non abbiamo ancora informazioni sullo stato della vertenza e le dimissioni del Governo adesso non vanno certo a nostro favore», dice Bruno Usai, Cgil, mentre Renato Tocco, Uil, lancia un appello «affinché ci vengano date risposte sullo stato della trattativa con Klesh, perché tra i lavoratori la preoccupazione è alta».
Nasce intanto il Comitato per la salvaguardia e il riavvio dello stabilimento ex Alcoa, presieduto da Alberto Cacciarru, un tecnico ora in cassa integrazione che spiega che «con questa iniziativa vogliamo tenere alta l'attenzione ma, soprattutto, far sì che non si disperda il gruppo di lavoratori. Dai prossimi giorni si inizierà a incontrare i rappresentanti delle istituzioni».
Il 7 gennaio, poi, i lavoratori delle ditte d'appalto hanno occupato la miniera di Serbariu, a Carbonia, sede della visita ministeriale del 13 novembre, quando si presentò ufficialmente il “Piano Sulcis”. Non lasceranno il presidio fino a quando non verranno equiparati ai dipendenti diretti e non più trattati come «lavoratori di serie B» ha precisato Manolo Mureddu, sindacalista Cisl delle ditte d'appalto. Momenti di tensione quando, stamane, un operaio si è arrampicato su una torre della miniera minacciando di gettarsi nel vuoto.
In definitiva, il bilancio dell’anno appena passato è negativo. Nonostante la presenza e l’attività del Governo Monti nel tentativo di risolvere la vertenza, apertasi di fatto il gennaio scorso, sono davvero numerosi i nodi da sciogliere. Lo stabilimento è fermo, non arrivano notizie sulle trattative con possibili acquirenti più volte annunciati e si è in attesa di una risposta sul caso degli appalti.
Sconfitti i lavoratori, il territorio e le istituzioni, dunque. Ad uscirne vincitrice sembra essere solo la multinazionale statunitense, che, di fatto, è riuscita a realizzare i propri progetti pressoché indisturbata.
(in foto: una fase delle proteste degli operai Alcoa il 13 novembre).
Marco Secci