Affile, blocco dei finanziamenti al mausoleo dedicato al gerarca fascista Graziani
Cronaca Lazio

Affile, blocco dei finanziamenti al mausoleo dedicato al gerarca fascista Graziani

venerdì 17 maggio, 2013

AFFILE (ROMA), 17 MAGGIO 2013 – Qualche mese fa, poco dopo la sua vittoria alle elezioni regionali del Lazio, uno dei primi annunci del neoeletto presidente Nicola Zingaretti riguardava l'abolizione dei finanziamenti regionali per la costruzione ad Affile di un mausoleo dedicato alla memoria del gerarca fascista Rodolfo Graziani. Dopo la decisione di Zingaretti, nella giornata di ieri arriva anche l'appoggio del Governo, schieratosi a fianco della nuova giunta della Regione Lazio nella volontà di abolizione dei finanziamenti pubblici per la costruzione del sacrario a Graziani.

L'annuncio di questa presa di posizione del Governo arriva dal sottosegretario alla presidenza del consiglio, Sesa Amici, la quale rispondendo ad un'interpellanza urgente presentata ieri alla Camera, ha parlato di una «palese illegittimità del comportamento del Comune» nell'intitolare il mausoleo a Graziani, oltre che di una «inaccettabile offesa alla memoria». L'interpellanza è stata presentata durante i lavori della Camera dalla deputata del Partito Democratico Monica Gregori, la quale, dopo aver ricordato la vicenda della costruzione del mausoleo intitolato a Graziani, completato nell'agosto dello scorso anno, ha chiesto al Governo di impegnarsi per affrontare i problemi di ordine pubblico che possono derivare dalle tensioni generate da questa costruzione, oltre che di prendere iniziative legislative che impediscano l'intestazione di monumenti, sacrari, strade e piazze a personalità condannate per gravi reati contro lo Stato.[MORE]

Come si legge dai resoconti della Camera, nella sua interpellanza al Governo, Gregori ricorda che Graziani è stato inserito già nel 1948 dalle Nazioni Unite «nella lista dei criminali internazionali per l'uso di gas tossici contro popolazioni civili e per i bombardamenti degli ospedali della Croce Rossa durante la guerra di Etiopia». Pur non esistendo una una normativa che vieti di commemorare Graziani in forma privata, le eventuali commemorazioni, sottolinea Gregori, non possono essere organizzate da cariche pubbliche, in quanto rappresentanti della repubblica italiana, e devono avvenire senza oneri da parte di uno Stato democratico.

Il punto della questione è tutto qui. Ad essere contestata non è semplicemente l'intitolazione di un sacrario ad un gerarca fascista, bensì il fatto che tale monumento sia stato costruito utilizzando finanziamenti pubblici. Finanziamenti che il presidente della Regione – ente competente in questo caso – ha già annunciato di voler bloccare. Si tratta di altri 180 mila euro (oltre i 50 mila già versati), a saldo del finanziamento concesso dalla precedente giunta regionale al Comune di Affile per la costruzione di questo monumento, che inizialmente avrebbe dovuto essere dedicato genericamente “Al soldato”, mentre solo successivamente sarebbe stato dedicato al generale Graziani.

Lo scorso aprile, dopo aver annunciato l'intenzione di bloccare i finanziamenti, Zingaretti ha incaricato il direttore del dipartimento di programmazione economica della Regione di verificare la conformità del progetto sia per i fondi già erogati dalla precedente giunta (50 mila euro), sia per gli ulteriori 180 mila euro previsti. Affinché il finanziamento sia ripristinato, secondo Gregori, è necessario che l'amministrazione comunale apporti delle modifiche strutturali al monumento, intitolandolo come originariamente previsto “Al soldato”, ed eliminando ogni riferimento a Graziani.

Pur essendo la questione dei finanziamenti di competenza regionale, Gregori sottolinea la necessità di una presa di posizione e di un'azione anche da parte del Governo. Per due motivi: da un lato la presenza di un sacrario dedicato a Graziani ha generato e continuerà a generare tensioni che potrebbero sfociare «in manifestazioni violente e contrapposizione fisica», il che, secondo la deputata del Pd, basterebbe a giustificare l'intervento del Governo mediante «l’esercizio dei poteri sostitutivi a tutela dell’ordine pubblico e di una corretta convivenza civile nell’area». Oltre alla questione dell'ordine pubblico, Gregori invita il Governo ad interessarsi anche ad una questione più generale, assumendo «iniziative normative per impedire che siano intestati a personalità condannate per gravi reati contro lo Stato, monumenti, sacrari, pubbliche vie o piazze».

Rispondendo a questa interrogazione la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, Sesa Amici, ha sottolineato che il Governo non può che «prendere atto della palese illegittimità del comportamento del comune di Affile, sospendendo l’erogazione del saldo di 180 mila euro, così come disposto dalla regione Lazio, per la realizzazione dell’opera, sino al ripristino della proposta progettuale originariamente finanziata».

Ciò significa che, affinché il finanziamento sia ripristinato, dovranno essere apportate «modifiche strutturali al monumento», ed esso dovrà essere intitolato, come originariamente concordato, “Al soldato”, cancellando ogni riferimento a Graziani, la cui intitolazione del monumento è definita da Amici una «provocazione», che «rappresenta non solo un atto scorretto dal punto di vista legale e amministrativo, ma una inaccettabile offesa alla libertà, alla democrazia e alla memoria di tutti gli italiani».

Una presa di posizione da parte del Governo che non ha tardato a suscitare reazioni. La decisione di Zingaretti di bloccare i finanziamenti, che da ieri ha anche l'appoggio del Governo, non è piaciuta al sindaco di Affile, Ercole Viri, il quale ha difeso la regolarità del progetto, definendo lo stop ai finanziamenti “un provvedimento scellerato”. «Il presidente Zingaretti - afferma Viri in una nota riportata dal quotidiano Il Messaggero - parla di monumento al milite ignoto (come previsto, secondo la Regione, dal progetto originario), di presunte irregolarità e difformità sulla realizzazione del progetto, del Parco Radimonte e Museo e di altre imprecisioni, ma le carte e i progetti approvati in Regione dicono altro. Presidente - continua - perché tutte queste bugie?».

(foto da Liberoquotidiano)

Serena Casu 

 


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