Accordo tra Europa e Marocco. Le arance marocchine più importanti di quelle siciliane?
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PALERMO, 19 FEBBRAIO 2012 – 369 a 225, più 31 astenuti. È con questi voti che il Parlamento Europeo ha approvato l'accordo con il Marocco per aprire le frontiere continentali verso una parte dell'economia del paese nordafricano attraverso la liberalizzazione del commercio dei prodotti agricoli e della pesca. L'accordo prevede l'immediata cancellazione del 55 per cento delle tariffe doganali sulle importazioni di frutta, verdura e pesce (attualmente fissate al 33 per cento) e del 70 per cento sulle esportazioni degli stessi prodotti verso il Marocco (attualmente fissate all'un per cento).
Il rischio per i produttori siciliani, ora, è quello di ritrovarsi a dover competere con arance a 17 centesimi al chilogrammo, mentre oggi – grazie proprio ai dazi – quelle stesse arance arrivano nell'isola con un costo tra i 30 ed i 35 centesimi al chilo, più o meno lo stesso applicate al prodotto “made in Sicily”. Con il taglio dei dazi, di fatto, viene sancita «la fine dell'agricoltura siciliana» secondo Alessandro Chiarelli, presidente di Coldiretti Sicilia, a cui seguono critiche e lamentele di tutte le associazioni dei settori interessati. Nell'accordo sarebbero stati previsti anche dei sistemi di salvaguardia per alcuni prodotti considerati sensibili – quali pomodori, cocomeri o fragole – ma nella fattispecie non rientrerebbero gli agrumi. «È la dimostrazione», continua Chiarelli, «che i gruppi industriali del Nord Europa fanno lobby su quello che conviene a loro, riuscendo a difendere, ad esempio, i prodotti in serra olandesi».[MORE]
Secondo i suoi fautori, l'accordo sarà un passaggio chiave sia per lo sviluppo economico-politico del Marocco uscito dalla sua “primavera araba” sia per i paesi dell'Unione europea, per i quali si aprono – almeno per le industrie interessate – nuove opportunità.
Ad essere contrari, per lo più, i paesi dell'area mediterranea, con il francese Josè Bovè – relatore del testo – che ha ritirato il proprio nome dalla relazione. Molte le defezioni tra gli italiani, come denuncia l'europarlamentare del Popolo della Libertà-Partito Popolare Europeo Giovanni La Via, che invita i suoi colleghi a non difendere l'agricoltura italiana solo con le parole «e poi non essere presenti al momento dei fatti». «Già oggi» - continua l'europarlamentare - «esiste un quantitativo di agrumi importabili senza dazi che varia in base al periodo dell'anno, ma senza controlli non viene rispettato».
Dall'altro lato del consesso parlamentare spicca la voce di Rosario Crocetta del Partito Democratico, che si è opposto all'accordo vedendo una Germania che, «scopertasi improvvisamente filomediterranea, è riuscita ad imporre un accordo che favorisce le sue industrie a danno dell'agricoltura meridionale e dei consumatori marocchini».
Le associazioni, ora, chiedono al governo Monti di intervenire. Confagricoltura Sicilia, intanto, ha annunciato che scenderà in piazza per protestare contro l'accordo. Primo appuntamento il prossimo 1 marzo. Ad attenderli, con ogni probabilità, ci sarà anche il Movimento dei Forconi, che chiamano a raccolta almeno cinquantamila persone per il prossimo 6 marzo. Destinazione Palermo.
Nel frattempo si sono fatte sentire anche le istituzioni regionali, con il governatore Raffaele Lombardo che, tra una lettera e l'altra per Monti, ha trovato il tempo di scrivere una nota, sul suo blog, nella quale – dopo aver espresso la sua contrarietà – si è impegnato a fare il possibile per la tutela dei prodotti siciliani.
A breve sapremo se alle lettere ed ai post sul blog seguirà qualcosa di più concreto per i lavoratori (e le loro famiglie) che subiranno gli effetti di questo accordo.
(foto: palermo.repubblica.it)
Andrea Intonti