Politica di controllo delle nascite in Cina: la stampa mondiale denuncia casi di aborti forzati
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ROMA, 29 GIUGNO 2012 – La “politica del figlio unico” è stata introdotta in Cina all’alba degli anni Ottanta, nell’ambito del programma della Pianificazione Familiare, ed è uno dei più potenti strumenti del governo cinese per controllare l’aumento della popolazione nel Paese, interessato negli ultimi decenni da un forte incremento demografico.
La legge, nel suo insieme, prevede una serie di agevolazioni ed eccezioni per le famiglie residenti nelle campagne e la campagna era appunto il luogo nel quale, con il marito e i due figli (il secondo nato solo grazie ad una delle agevolazioni della legge per i residenti nelle zone agricole), viveva Pan Chuyan, una donna costretta ad abortire all’ottavo mese di gravidanza, nonostante il marito avesse pagato già una parte della multa prevista per la violazione della legge e stesse aspettando la nascita del bambino per pagare altri seimila euro al locale ufficio per la pianificazione familiare.[MORE]
Il caso di Pan Chuyan è avvenuto ad Aprile ma è stato denunciato solo ora, in seguito al grande clamore scatenato dalla pubblicazione in rete della foto di una giovane madre ventitreenne distesa su un letto d’ospedale con accanto il feto del suo bambino di sette mesi, dopo che la donna era stata costretta ad abortire non potendo pagare la salatissima multa prevista per la seconda gravidanza.
A questi si aggiunge un altro caso, denunciato dal South Metropolis Daily, secondo il quale una decina di giorni fa un’altra donna, residente nella provincia di Hubei, sarebbe stata prelevata dalla polizia e costretta ad abortire all’ottavo mese di gravidanza.
La fuga di queste notizie ha scatenato, prima sui social network cinesi e poi nell’intero mondo del web, una forte reazione e accese polemiche, mentre gli stessi media dipendenti dal governo cinese sostengono che le pratiche di aborto tardivo sono illegali sul suolo nazionale, nonostante molti cittadini cinesi affermino, sul web, che purtroppo simili atrocità, anche se balzate solo in questi giorni all’onore della cronaca, sono avvenimenti comuni all’interno del Paese.
(foto www.iljournal.it)
Elisa Lepone