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TORINO, 23 NOVEMBRE 2011-Riappare il vero maestoso cervo della Palazzina di Caccia di Stupinigi. E’ quello realizzato due secoli e mezzo fa dal grande bronzista Francesco Ladatte, non la controfigura in resina che nel 1992 lo sostituì sulla cupola della reggia, per far restaurare quello autentico, leso dalle intemperie.[MORE]
Dopo 19 anni il simbolo della dimora, ideata nel 1729 da Filippo Juvarra e finita da Benedetto Alfieri, è di nuovo visibile, esposto su una falsa guglia nell’ex scuderia juvarriana. Diventa l’emblema di una lenta, ma riuscita opera di recupero, che da oggi restituisce infine la residenza alle visite. Chiusa dal 2006, per dotarla di impianto di riscaldamento e risanarne gli interni, riapre l’ala di levante, trasfigurata da lavori che esaltato la ricchezza degli ambienti e del ricco arredo.
Oggi a mezzogiorno Giovanni Zanetti, commissario della «Fondazione Ordine Mauriziano», proprietaria della Palazzina, affiancato da Cristiana Maccagno, l’entusiasta vicepresidente che ha seguito i recenti interventi, accolgono i primi visitatori. Sono gli sponsor che hanno contribuito a lavori per oltre 20 milioni di euro. Gran parte sono stata offerti dalla Fondazione Crt, guidata da Andrea Comba. Si sono aggiunti anche Ministero dei Beni culturali, Regione e Fiat. La Compagnia di San Paolo ha fatto risanare gli arredi, compresi quelli che erano stati rubati e poi recuperati. La «Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino» ha ripiantato gli alberi attorno alla Palazzina e restaurato una collezione di ritratti sabaudi. L’Ente Parco Naturale Stupinigi ha provveduto ai giardini esterni.
A tanto hanno dato esecuzione nel tempo gli architetti Roberto Gabetti e Aimaro Isola, ai quali si sono poi aggiunti Maurizio Momo e Chiara Momo, sotto egida delle Soprintendenze. Quella ai Beni architettonici ha schierato il talento dell’architetto Luisa Papotti, prima come funzionario, ora come Soprintendente. Quella ai beni Artistici ha offerto l’impegno di Carlenrica Spantigati e ora di Edith Gabrielli.
Il risultato è eccezionale. Viene presentato al pubblico con lo slogan: «Stupinigi tempo primo. Tesori ritrovati. I grandi interventi di restauro». E’ un titolo che promette presto altri lotti riaperti. «Per ora apriamo con una mostra - dice Cristina Maccagno - ma con serie aspirazioni di continuità. Sù il sipario, dunque, e tutti benvenuti».
Il nuovo percorso di visita, coordinato da Elisabetta Ballaira, prende avvio con una passerella di memorie sulla storia dell’Ordine Mauriziano. Ma già all’ingresso della scuderia juvarriana spicca il grande cervo. Momo lo ha rizzato su una replica della cupola, fra 12 medaglioni secenteschi, raffiguranti i primi conti di Savoia. Si riflettono sugli specchi del moderno ascensore che conduce alla biblioteca alfieriana, adorna di mobili già di Palazzo Reale.
Ecco quindi la galleria di levante, con modelli in gesso di trofei di Ignazio e Filippo Collino. Segue la sala degli Scudieri, con le cacce di Amedeo Cignaroli, fino a entrare nel salone della Reggia, con il maestoso lampadario infine restaurato, come i paracamini di Giovanni Crivelli e gli appliques disegnati da Juvarra. Si torna quindi indietro, per entrare nell’appartamento dei Duchi di Chiablese. Qui Napoleone trascorse l’unica notte che passò a Torino, forse con una dama. In seguito ospitò la sorella Paolina Bonaparte, con il marito Camillo Borghese.
Abitavano in 17 stanze, appena restaurate, a cura di Franco Gualano e Annamaria Bava. Sono stati risanati affreschi, stucchi, dipinti, tappezzerie originali in seta, carte dipinte, boiseries e tutto l’arredo, con capolavori degli ebanisti Piffetti, Bonzanigo, Prinotto e tessuti restaurati in modo magistrale. E’ un fasto assoluto, che quasi abbaglia. Fantastici sono il salotto degli specchi, i gabinetti cinesi e la sala da gioco. Sono pronte anche le antiche cucine, ma non visitabili, perché mancano gli arredi. Se ne parlerà in un «secondo tempo», che già guarda verso la riapertura degli appartamenti del Re e della Regina.
Gian Luca Cossari