Entra nel nostro Canale Telegram!
Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!
LUCCA, 5 LUGLIO 2013 - A Mino Maccari, pittore, incisore e grande illustratore satirico e graffiante, è dedicata la mostra estiva organizzata dalla Fondazione Terre Medicee e dal Comune di Seravezza in Versilia nelle sale del Palazzo Mediceo di Seravezza (Lu), da poco riconosciuto dall’Unesco come Patrimonio dell’Umanità. La mostra s’intitola “La commedia nell'arte. Maccari. Inediti e rari. 1920-1978" e sarà aperta al pubblico da sabato 6 luglio – inaugurazione alle ore 18 - fino all’8 settembre 2013 curata da Piero Pananti e Nemo Galleni con la supervisione di Giuseppe Nicoletti autore del saggio critico al catalogo.
Il percorso espositivo, oltre centoventi opere tra dipinti disegni, acquarelli, incisioni, tecniche miste realizzate dal Ventennio fino alla fine degli anni Settanta, ripercorre la cospicua produzione artistica di Mino Maccari ( Siena 1898 - Roma 1989) che fu acuto osservatore dei costumi della società italiana con sguardo satirico e critico, ideatore della corrente di Strapaese, ma anche ironico e allo stesso tempo indulgente. Un grande disegnatore che fece della satira pungente di costume il fulcro della sua poetica e che soggiornò spesso in Versilia nella sua villa al Cinquale dove ancora abita il figlio Marco.
Dalle opere del periodo di militanza nel partito fascista, quando lavorava al “Selvaggio”, la rivista fiorentina di cui fu acclamato illustratore e direttore, ai quadri di vita contemporanea con soggetti spesso sagaci, ai ritratti. Tutte le opere presenti in mostra hanno la caratteristica di essere poco conosciute e raramente esposte e rappresentano i suoi personaggi: soldati, avvocati, preti, marionette e donne, interrogate da poliziotti o difese da avvocati. “Questa mostra rappresenta una vera opportunità – ha sottolineato Franco Carli direttore della Fondazione Terre Medicee - per scoprire una produzione inedita o poco nota di Mino Maccari che aveva un legame strettissimo con la Versilia.
Un personaggio particolare che non solo era un grande artista del Novecento che sapeva confrontarsi con tanti stili pittorici, ma anche un intellettuale raffinato e acuto grazie ai suoi scritti e ai rapporti con gli uomini di cultura del suo tempo come Longanesi e Montanelli”. “Dopo 25 anni dalla sua morte – ha aggiunto Piero Pananti uno dei curatori– era giusto che la Versilia e la Toscana gli tributassero un omaggio perché Maccari ha incarnato più di altri la vera toscanità fatta di irriverenza e ironia, ma anche cultura e genialità”. Il catalogo della mostra è edito dalle Edizioni Pananti di Firenze e contiene un appendice documentaria a cura di Diana Ruech, della Biblioteca Cantonale di Lugano. La mostra è stata realizzata con il patrocinio e il contributo della Regione Toscana, Provincia di Lucca, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Banca Versilia, Lunigiana e Garfagnana. La mostra “La commedia nell'arte. Maccari. Inediti e rari. 1920-1978”, è aperta dal 6 luglio all’ 8 settembre 2013 nel Palazzo Mediceo, viale L. Amadei, già via del Palazzo, 358 - Seravezza (LU), dal lunedì al venerdì dalle ore 17 alle 24; sabato e domenica 10 /12 e 17/24. Biglietto d'ingresso: intero euro 6,00 ridotto euro 4,00. Informazioni: Fondazione Terre Medicee, ufficio mostre: tel. 0584/757443 www.terremedicee.it , e- mail: [email protected] ; ufficio informazioni turistiche: tel.0584.757325, e-mail: [email protected]
Mino Maccari nasce il 24 novembre 1898 in una famiglia della piccola borghesia senese. Partecipa a soli diciannove anni come ufficiale di artiglieria di campagna alla Grande Guerra. Nel 1920 si laurea in giurisprudenza ma nel tempo libero dal lavoro si dedica alla sua vera passione: la pittura. Nel periodo tormentato del primo dopoguerra Maccari esprime tutto il suo carattere vivace, beffardo e polemico, che lo porta sia a partecipare agli scontri sociali nel paese, sia come personaggio non secondario alla marcia su Roma del 1922. Nel 1924 viene chiamato da Angiolo Bencini a curare la stampa della rivista Il Selvaggio di cui diventa direttore fino al 1942.
Il Selvaggio, dichiaratamente fascista intransigente, rivoluzionario e antiborghese. Per Maccari, come anche per Malaparte, lo squadrismo non deve smobilitarsi prima di aver annientato completamente il vecchio Stato borghese. Deve compiere una rivoluzione palingenetica e costruire un nuovo tipo d' italiano, completamente in antitesi con quello dell' Italia liberale. Ma quando Maccari si renderà conto che il terreno politico è ormai impercorribile per il fascismo intransigente, a causa dell' osteggiata normalizzazione portata avanti da Mussolini, Il Selvaggio cambierà rotta per puntare sul terreno culturale, all'arte, alla satira e alla risata politica, seguendo una tradizione paesana e beffarda all'apparenza ma in realtà sottilmente colta. Questa vena critica non gli verrà perdonata dal regime che lo sorveglia e lo emargina anche se questo non impedisce all’artista di mantenere le sue collaborazioni con Ardengo Soffici, Ottone Rosai e Achille Lega. Per la sua opera pittorica ricca di evidenti accentuazioni cromatiche e pennellate veloci, il disegno violento unito al tratto vivo del segno grafico delle sue incisioni, viene riconosciuto dalla critica artista completo.
Nel secondo dopoguerra continua ancora ad acquisire riconoscimenti, merito di un prolifico lavoro creativo, e a presentare mostre personali tra cui una mostra personale alla Gallery 63 di New York. Sterminata è la sua produzione di disegni, acquarelli, tempere ecc., a volte in collaborazione con case editrici di prestigio; merita citare i 32 disegni in bianco e nero e a colori con i quali illustrò Il gusto di vivere, volume che raccoglie scritti di Giancarlo Fusco, curato da Natalia Aspesi e pubblicato dalla Laterza nel 1985. Muore senza grandi clamori novantenne, a Roma il 16 giugno 1989. [MORE]