8 cose che si dicono su "Quo Vado?" e Checco Zalone
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8 cose che si dicono su "Quo Vado?" e Checco Zalone

martedì 5 gennaio, 2016

Scavando nella fiera del pop, siamo giunti alla conclusione che i seguenti siano i commenti più diffusi dopo l’uscita di Quo Vado? con Checco Zalone. E, come amiamo ricordare ogni tanto, di Gennaro Nunziante.

(Qui l’introduzione all’articolo!)

1. GLI ALTRI FILM DI ZALONE FACEVANO RIDERE DI PIÙ.
O semplicemente, non erano il terzo o quarto film: addio effetto sorpresa e benvenuti nel dramma dell’opera seconda (e successive).

2. NON È ALL’ALTEZZA DEGLI INCASSI.
Che ce ne frega del conto in banca dei produttori e dei distributori? Se andare a vedere Zalone è un costume, non può essere misurato col metro della qualità, altrimenti la riscrittura delle proporzioni andrebbe effettuata partendo da molto più lontano, cinepanettoni compresi. Storie di botteghini infami avvengono 50 settimane su 52.

3. QUANTO MI MANCANO MANFREDI, SORDI, TOGNAZZI, ECC.
O tempora, o mores! Sul fatto che ogni tempo manifesti la propria arte ed il proprio gusto, siamo più o meno d’accordo, così come si è liberi di confinarsi nelle proprie età dell’oro (Midnight in Paris di Woody Allen ce lo insegna). Vorremmo solo permetterci di replicare a chi (giustamente) ricerca la qualità ad ogni costo, che in tempi Neri (Parenti) anche Zalone, pur non essendo Sordi o Totò, è oro colato.

4. HA COPIATO MANFREDI, SORDI, TOGNAZZI, ECC.
Variante del parere precedente che nell’intento di sminuire Zalone sminuisce Manfredi, Sordi, Tognazzi, ecc., ed a cui si può rispondere comunque con una frase di Godard: “Non è dove prendi le cose – ma dove le porti”. Ecco, sul dove le porti, poi, si separano detrattori ed elogiatori. [MORE]

5. ZALONE È LAUREATO, SI VEDE CHE FA FILM PIÙ INTELLIGENTI.
La seconda parte dell’affermazione può essere vera (dipende sempre dal metro di paragone), ma non come diretta conseguenza della premessa. Prima di Zalone sono usciti Natale col boss di Volfgango De Biasi (laurea in Lettere Moderne, ha insegnato sceneggiatura alla Sapienza di Roma) e Vacanze ai Caraibi di Neri Parenti (laureato in Scienze Politiche). A volte è solo più sale in zucca, maggiore ambizione o stile personale: i titoli si azzerano nell’humoris causa.

6. STRAMERITA PERCHÉ PARLA DEL NOSTRO TEMPO.
Si noti lo “stra” tipico del linguaggio enfatico dei social network. È un punto a favore il fatto che le sue commedie non siano “vacue” rispetto ad altre vie alla comicità più pecorecce, ma resta il fatto che in assenza di Zalone, senza colpo ferire, il Biglietto d’Oro è stato attribuito dagli spettatori italiani a Neri Parenti o a Siani. Non sarà che alla gente piace semplicemente ridere e che la tesi “sociologica” viene avanzata solo quando c’è da inventarsi una giustificazione per il successo?

7. QUESTO È QUELLO CHE CI MERITIAMO IN ITALIA
E gli Americani meritano American Pie. Ogni Nazione ha i propri scheletri nel guardaroba del botteghino. I nostri intellettuali vanno a Venezia, il nostro popolo va al cinema: non è tanto diverso da altri Paesi; oppure, lo spettatore che vede Bellocchio non disdegna andare al cabaret. Ritenendo di farlo entrando in una sala cinematografica.

8. SEMPRE MEGLIO DI BOLDI E DE SICA!
Che però abbiamo premiato per anni. Chissà che un giorno non arrivi qualcuno ad alzare l’asticella ed a farci dire: “sempre meglio di Zalone!”. A volte si tratta anche di mode, ma questo non è il momento di dire se Zalone si consegnerà alla storia della commedia italiana. Da spettatori concediamoci il piacere della visione ed al più la chiacchiera da bar.


Antonio Maiorino
 


Autore
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