#25aprile, Così è (se gli pare). Verso un futuro migliore
Cronaca Emilia Romagna

#25aprile, Così è (se gli pare). Verso un futuro migliore

giovedì 25 aprile, 2013

BOLOGNA, 25 APRILE 2013 – Giorgio Napolitano è stato rieletto presidente della Repubblica. Dopo i ringraziamenti, il Capo dello Stato ha rimproverato le varie forze politiche, troppe omissioni, guasti e irresponsabilità tra loro. Diverse sono state le reazioni dei partiti. Oggi è il 25 aprile, è l’anniversario della rivolta armata partigiana e popolare contro l’occupazione nazista e la fine del ventennio fascista. [MORE]

In lacrime forse no, ma molto commosso sì. Il nuovo settennato al Quirinale di Giorgio Napolitano è iniziato lunedì con il giuramento e con un discorso alle Camere, riunite in seduta congiunta a Montecitorio. Dopo i ringraziamenti, Napolitano ha bacchettato i partiti con durezza: troppe omissioni, guasti e irresponsabilità tra le forze politiche. «Convenienze, tatticismi e strumentalismi» hanno condannato «alla sterilità o a esiti minimalistici i confronti tra le forze politiche e i dibattiti in Parlamento», così ha dichiarato. La sua rielezione è un lieto fine o pensi sia l’unica ancora di salvezza per un Paese ormai alla deriva?

Parlare in questi giorni di lieto fine è un cinico ossimoro, la fine è lontana e di certo non lieta. La rielezione di Napolitano è stato un tatticismo necessario al Pd per uscire da una situazione molto imbarazzante. La bocciatura prima di Marini e poi di Prodi, ad opera principalmente dei grandi elettori Pd, ha portato alla luce del sole i mille problemi che il Partito Democratico si porta dietro dal giorno della sua fondazione. Troppe anime, troppe correnti, molti individualismi. La scelta di Napolitano, letta da molti come una mano tesa a Bersani, è invece una scelta coraggiosa di un uomo che si è votato anima e corpo allo Stato, una persona che nonostante l’età affronta le sfide che la situazione attuale pone davanti all’Italia con una energia ed un ardimento che a molti giovani politici manca. L’apertura di mente del nostro Presidente della Repubblica si coglie pienamente nelle parole del suo discorso di inizio mandato. È un inizio, deve esserlo, una fase nuova fatta di dialogo, di senso dello Stato e di ascolto delle istanze della società civile.

Sono state diverse le reazioni delle forze politiche al discorso di Napolitano. «Il discorso più ineccepibile e straordinario che io abbia mai sentito in 20 anni», così ha detto Silvio Berlusconi. Bersani ha sottolineato come il Capo dello Stato abbia detto quello che doveva dire, con un discorso di un’efficacia straordinaria. Grillo, con il M5S, ha affermato che «la Repubblica, quella che si dice democratica e fondata sul lavoro, ieri è morta». Sarebbe stato meglio un altro presidente della Repubblica? Rodotà?

Come lo stesso Napolitano ha sottolineato più volte, sarebbe stato auspicabile un nuovo presidente, magari proprio Rodotà, dico io, ma così non è stato. Il mancato appoggio del Pd alla candidatura di Rodotà, lascia l’amaro in bocca a molti elettori del centrosinistra, ma è d’altronde la diretta conseguenza del comportamento del M5S negli ultimi cinquanta e passa giorni. Come dialogare con i grillini? Come riuscire a porre le basi di un futuro governo di larghe intese con Berlusconi? Un pantano nel quale il Pd è affondato completamente, portandosi dietro tutti gli altri partiti o coalizioni. Perché questa vergognosa pagina di storia istituzionale ha tanti colpevoli, poche vittime illustri e una sola persona che ne esce bene: Giorgio Napolitano, che grazie al cielo è la persona che è. La politica è dialogo, comunicazione e ricerca di punti di contatto seppur nella diversità di idee e ideologie per il bene comune, per la crescita della nazione. L’antipolitica non è una malattia che colpisce l’elettore o il non-elettore, l’antipolitica è un malcostume di chi fa brutta politica da tanti anni e di chi appena arrivato vi si adegua con atteggiamenti e prese di posizione non consone al gruppo dirigente di un Paese civilizzato.

Un articolo dell’Economist ha analizzato la politica italiana, intitolando il pezzo “La vecchia guardia torna al potere”. Il settimanale ha sottolineato come il ritorno di Napolitano sia una straordinaria ammissione di sconfitta e un altrettanto atto di sfida. Emerge una richiesta quasi assordante dai più giovani per nuovi volti e politiche meno dominate dagli onnipotenti del Paese?

A me questa richiesta costante di gente nuova, di volti nuovi fa un po’ ridere, sa di televisione, di talent show: “Political Chef”, “Parliament-Factor”. La politica è materia che necessita esperienza sul campo, ha bisogno di persone preparate all’arte della retorica, della diplomazia, non di braccia rubate all’agricoltura. A me non frega niente della faccia nuova, a me importa dell’onestà, del senso civico e delle capacità di chi mi rappresenta e mi governa. Napolitano e Rodotà ne sono un esempio. Il diniego della Gabanelli una ponderata e sensata risposta all’invito.

La data del 25 aprile rappresenta un giorno fondamentale per la storia dell’Italia. È l’anniversario della rivolta armata partigiana e popolare contro l’occupazione nazista e la fine del ventennio fascista. Bisognerebbe porre maggiormente l’accento sul sacrificio di molti che hanno dato la vita affinchè ciascuno di noi salvaguardasse al meglio il Paese e godesse dei risultati del loro sacrificio. Un’eredità troppo pesante?

Chi si è sacrificato lottando per la nostra libertà non lo ha fatto per lasciarci un fardello, lo ha fatto per farci un dono che si chiama futuro. Il 25 aprile di ogni anno, ma sarebbe bene ricordarlo ogni giorno, rinverdiamo la memoria di coloro che ci hanno fatto questo magnifico regalo, e ci assumiamo la responsabilità di consegnare il dono ricevuto alle generazione future, consapevoli del costo di vite sostenuto. Il modo migliore per non vanificare gli sforzi fatti dai nostri padri, madri, nonni e nonne è prendersi cura di ciò che ci hanno lasciato sotto tutti i punti di vista.

Il 25 aprile dovrebbe, inoltre, far riflettere sul significato della parola Liberazione, anche nei giorni nostri; liberazione da certe cattive abitudini, da una cattiva politica e da cos’altro?

Se già ci liberassimo delle cattive abitudini e della cattiva politica sarebbe un enorme passo avanti. Tanti sono gli orpelli, i pesi morti che il nostro Paese si trascina dietro da decenni, sarebbe una liberazione anche lo snellimento di tutte quelle ferraginose burocrazie, della miriade di enti inutili. Mi auguro che un giorno tutte queste “liberazioni” avverranno, per il momento liberiamoci di questo momento di stallo, di questa crisi che dura già da troppo. Il 25 aprile deve essere anche un’iniezione di speranza nel domani: il “neo” Presidente della Repubblica ha fatto il nome di Enrico Letta come possibile Presidente del consiglio dei Ministri. Un politico giovane ma navigato, intelligente, agguerrito al punto giusto, ha fatto “la spalla” a lungo e molti leader del Pd, ma mi pare un gran manovratore. Credo sia doveroso augurargli e augurarci che riesca a formare un governo appoggiato da una buona maggioranza.

Giulia Farneti e Alessandro Bertolucci
 


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Cronaca.