11 Settembre 2001 - 11 Settembre 2012. Il cuore del mondo ancora sanguina a undici anni dall'orrore
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NEW YORK, 11 SETTEMBRE 2012 – Una cicatrice enorme, incisa sul volto della meravigliosa New York e nella memoria di tutta l’umanità; il ricordo di un dolore acuto e lancinante, che ha colpito l’America al centro del petto della Grande Mela, in quello che era il simbolo più famoso della sua potenza e della sua immensità, proprio lì dove fa più male.
2'974 anime furono rubate quel giorno al pianeta, per il gesto insensato di diciannove fondamentalisti folli. Ottantotto persone viaggiavano sul volo American Airlines 11, schiantatosi contro la Torre Nord del World Trade Center a New York, cinquantanove sul volo United Airlines 175 che centrò in pieno la Torre Sud, cinquantanove sull'American Airlines 77 che precipitò sul Pentagono e quaranta sul volo United 93, destinato a centrare la Casa Bianca o forse il Campidoglio di Washington ma, grazie alla ribellione eroica dei piloti e dei passeggeri, precipitato a Stonycreek, in Pennsylvania, prima di raggiungere l’obbiettivo.[MORE]
Non ci fu alcun superstite. Nessuno dei passeggeri sopravvisse agli schianti. A quelle vite spezzate se ne aggiunsero tante altre, strappate ingiustamente al mondo in quel giorno che sarà per sempre ricordato come uno dei più brutti nella storia dell’umanità.
Centoventicinque furono le vittime al Pentagono e 2'603 persone persero la vita quella mattina a New York, intrappolate in quelle torri monumentali che svettavano imponenti nella parte sud di Manhattan e che si accartocciarono impotenti su loro stesse, trascinando nell’abisso tutte le vite intrappolate al loro interno.
Undici anni dopo, il cuore dell’America e del mondo ancora sanguina nel ricordo del disastro e il pensiero di quelle quasi tremila vite spezzate senza ragione è come sale sulle ferite.
In un momento della storia in cui la crisi economica globale e gli orrori della Siria sono ciò che maggiormente preoccupa l’opinione pubblica mondiale, è la storia stessa a fermarsi un secondo e restare inglobata in se stessa, per ricordare i fotogrammi dell’orrore che ha scritto una delle pagine più nere del libro dell’umanità.
Per ricordare, per non dimenticare.
Per non ripetere.
(foto ltaonline.uniroma3.it)
Elisa Lepone