ZeroZeroZero, Saviano riempie la Feltrinelli alla presentazione del suo nuovo libro
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MILANO, 06 APRILE 2013 - Dopo Roma, Milano: prosegue il tour che sta portando Roberto Saviano in giro per l'Italia, per presentare al pubblico il suo nuovo lavoro, ZeroZeroZero. A sette anni di distanza da Gomorra, l'autore partenopeo torna sugli scaffali delle librerie con un testo denso e appassionato in cui sviscera, con la competenza di sempre, i meccanismi che regolano il più grosso commercio al mondo: il narcotraffico.
Un'analisi sociologica ed economica che descrive la capillarità di un fenomeno logorante, giungendo alla triste consapevolezza che a far uso di cocaina è una fetta di popolazione sempre maggiore: milioni di individui, insospettabili e non, lasciano la loro vita scorrere dietro una scia fatta di polvere bianca, credendo così di dimenticare, di sopravvivere, di essere migliori e più prestanti. [MORE]
All'incontro milanese con Saviano, in una sera di finta primavera, si ritrovano in tantissimi. Una folla silenziosa e entusiasta, defluisce dietro una transenna posta all'ingresso della Feltrinelli di Piazza Piemonte. Lo sguardo attento del servizio di sicurezza accompagna il pubblico verso il suo eroe. Un passante si ferma e chiede quale rock star ci sia nei paraggi. Ma no, c'è uno scrittore che ha messo la sua vita al servizio di un Paese che non sempre ha saputo apprezzare. Si ferma sorpreso quell'uomo e si unisce alla coda, che cresce di minuto in minuto. Nella sala interna, un palco ospita Fabio Fazio e Roberto Saviano. Decine di occhi corrono dietro le parole dell'autore. Spaventano e scuotono: è la maestria di un uomo che crede nella forza del dialogo che può sconfiggere tutto, abbattere tutto, anche il male. Paradossale figlio di un popolo da sempre oberato dalla tara dell'omertà.
Parla a ruota libera, con passione inarrestabile e ammette che, potendo, andrebbe a promuovere il libro porta a porta, convinto com'è dell'importanza della conoscenza, unico mezzo per annichilire il Mostro criminale. Poi alza lo sguardo, guarda la sua gente. Guarda gli uomini della sua scorta e probabilmente ripensa alle 38.000 ore trascorse insieme, nella paura, nella prigionia. E saluta tutti con un verso della poetessa bulgara Blaga Dimitrova: "Nessuna paura che mi calpestino. Calpestata, l'erba diventa sentiero".
Emmanuela Tubelli