Politica
Zagrebelsky: ''La Costituzione non si calpesta, i Governi sono in mano alla finanza'
Forse, chi oggi governa il Bel Paese e chi è salito al ruolo di nuovo padre costituente, lo annovera fra i 'professoroni', o forse, ancor peggio, fra i 'gufi'. Ma Gustavo Zagrebelsky, ancor prima di tutto ciò, è un noto costituzionalista e Presidente Emerito della Corte Costituzionale che ha il coraggio di non sottrarsi al confronto politico e alla strenua difesa di quella che, un tempo, qualcuno definiva la 'Costituzione più bella del mondo'.
Nell'intervista concessa alla notissima penna del Fatto Quotidiano Marco Travaglio, pubblicata oggi sul FattoQuotidiano.it, Zagrebelsky lancia ancora una volta un monito, forte, a non sconvolgere l'impianto costituzionale voluto dai Padri Costituenti: 'In quanto garante di questa Costituzione, ricordo che esistono dei limiti a ciò che si può fare e che determinano ciò che non si può fare: princìpi fondamentali che non possono essere cancellati o calpestati come la rappresentanza democratica, la centralità del Parlamento, l’autonomia della funzione politica, la legalità intesa come legge uguale per tutti, l’indipendenza della magistratura e così via: i fondamenti del costituzionalismo. Non ultimo, il rispetto della cultura'.
Palese e dichiarato, anche nell'intervista, il riferimento alle riforme volute dai firmatari del Patto del Nazareno, fra Renzi e Berlusconi. E accellerate, poi, a suon di tagliole e senza un minimo di dibattito, nella prima lettura al Senato. Zagrebelsky, infatti, non nega di aver scritto al Ministro per le Riforme Boschi una missiva con delle obiezioni alle riforme ben precise, ma che la Ministra forse non ha considerato abbastanza importanti da prendere in considerazione: ''Ormai ero già stato iscritto d’ufficio al partito dei gufi che vogliono l’immobilismo e che dovevano essere sbaragliati per evitare la sconfitta del governo''.
[MORE]Ma Zagrebelsky, persona saggia e di cultura costituzionale come pochi in Italia, sa e riconosce come una riforma del Titolo V è necessaria, dopo la confusa revisione del 2000, ma solo se è realmente migliorativa. Nota l'ennesimo cambio di rotta dei politici italiani che, fino a qualche anno fa, vedevano il federalismo come l'unica innovazione realmente funzionante in un quadro amministrativo complesso come il nostro, ma che oggi compiono il percorso inverso, verso la centralizzazione nelle mani del Governo Nazionale. 'Un buon federalismo, che non moltiplichi le poltrone e i centri di spesa, ma che promuova energie dal basso, sarebbe un ottimo sistema di mobilitazione di forze sociali per uscire dalla crisi con più partecipazione, più democrazia', afferma Zagrebelsky.
Già, 'democrazia', punto debole per molti delle riforme di Renzi, le riforme del Senato dei Nominati e dell'Italicum, le riforme della svolta autoritaria, come qualcuno le ha definite: '"Mi sorprende la spudoratezza con cui i partiti trattano la legge elettorale come fosse cosa loro. Sembra che reputino gli elettori materia inerte nelle loro mani'', e, citando Michel Foucault, parla della possibilità di avere un Governo troppo forte, senza un Parlamento capace di limitarne le azioni, un 'Governo 'governamentale e provvedimentale': si fa le sue regole di volta in volta, a seconda delle necessità: le necessità sue e degli interessi per conto dei quali opera. Il principio di legalità anche costituzionale è contestato e depresso, non tanto in linea di principio, ma soprattutto nei fatti'.
Proprio parlando di Governi Nazionali e Costituzione, focalizza l'attenzione su un documento importantissimo dell'attualità politico-economica, il documento del colosso finanziario JP Morgan, rivelato dal Fatto quotidiano qualche giorno fa, che intimava i Governi dei paesi che uscivano dalle dittature fasciste, di liberarsi da Costituzioni intrise di dosi eccessive di socialismo: 'Prim’ancora del contenuto, del quale un po’ si è discusso, mi impressiona il fatto stesso che quel documento sia stato scritto. E che la sua esistenza non abbia suscitato reazioni. Non fa scandalo che un colosso della finanza mondiale parli di politica, istituzioni e Costituzioni come se queste dovessero rendere conto agli interessi dell’economia?'.
Per Zagrebelsky, il leit-motiv degli ultimi anni è stato quello di rendere gli Stati vere e proprie aziende economiche, che devono rispondere a enti economici superiori, quasi come se fossero limitati nella propria sovranità: 'la ‘finanziarizzazione’ su scala mondiale dell’economia è una novità. Che la sua dominanza sulla politica sia proclamata e pretesa con tanta chiarezza, anche questo mi pare una novità: il fatto, cioè, che una simile rivelazione avvenga senza scosse, reazioni, inquietudini. Sotto i nostri occhi velati avvengono cambiamenti profondissimi, segnali chiari come i ‘governi tecnici’, e anche quelli ‘politici’ con la loro densità di banchieri e uomini di finanza nei posti-chiave che cosa ci dicono?'
E quando Travaglio gli fa notare la straordinaria somiglianza dell'agenda Renzi alle direttive di JP Morgan, Zagrebelsky fa notare come sia in atto una metamorfosi del sistema con 'trasformazioni generali che piegano le volontà dei singoli, volenti o nolenti, consapevoli o inconsapevoli'.
Non manca, quindi, una critica al Governo Renzi sul suo modo di riformare ('il massimo dell’innovazione di facciata per non cambiare nulla nella sostanza, o ossificare quello che già c’era') e un monito a Napolitano, auspicando che il Presidente della Repubblica possa prendere posizione in difesa dei princìpi fondamentali della nostra Carta Costituzionale.
(fonte Il fatto quotidiano.it)