Estero

Yemen: dietro l'esplosione, la mano di Al Qaeda

SANA'A – 28 MARZO 2011 – Dopo giorni di estrema tensione politica e sociale, la situazione nello Stato dello Yemen, è precipitata. Si è arrivati al collasso definitivo questa mattina.
Sarebbero almeno centodieci, le persone rimaste uccise, nell'esplosione di una fabbrica di munizioni nel sud dello Yemen. Secondo fonti ufficiali, a causare la strage di buona parte di civili, fra cui donne e bambini, sarebbe stata una rappresaglia da parte di estremisti islamici appartenenti ad Al Qaeda, al fine di rubare i rifornimenti per le armi. [MORE]Questo è quanto viene reso noto da un amministratore locale, il quale aggiunge che altre novanta sono rimaste ferite. Fra le persone rimaste coinvolte, non vi sarebbero solo oppositori al regime, ma anche estremisti islamici che in quel momento stavano portando via ingenti quantità di esplosivo.
Da qualche giorno, la fabbrica di munizioni, insieme all'edificio di una radio e ad una foresteria delle autorità locali, sarebbe passata definitivamente sotto il controllo di miliziani legati all’organizzazione di Al Qaeda.

Torna ad aleggiare l’incubo del terrorismo internazionale dunque, anche se le cause dell’esplosione non sono del tutto chiare. Secondo un portavoce della provincia di Abyane, "Al Qaeda ha attirato le vittime in una trappola mortale". Ieri i presunti militanti fondamentalisti si sarebbero scontrati con l'esercito ad Abyane e, riusciti a prendere il controllo di Jaar e dei villaggi vicini, avrebbero dato l'assalto alla fabbrica di munizioni di Batige, a una decina di chilometri di distanza. Neutralizzate le guardie, avrebbero infine caricato le casse di munizioni su quattro veicoli per poi scappare. Fonti locali hanno confermato un paio d’ore fa, con grande preoccupazione da parte degli Stati Uniti, il controllo della città di Jaar, in mano a centinaia di miliziani tribali, i quali, secondo gli informatori, pattuglierebbero la zona a bordo di veicoli blindati sottratti all'esercito.

Un colpo durissimo per tutto l’Occidente, in particolare per gli Stati Uniti. Il presidente Saleh era rimasto al suo posto, sostenuto da Washington, proprio come simbolo della lotta al terrorismo e la sua imminente caduta, con la sostituzione da parte di un governo «più debole» rappresenterebbe un «vero problema» per gli Stati Uniti, i quali, secondo le dichiarazioni del segretario della Difesa americano Robert Gates, avrebbero inserito Al Awlaki al primo posto tra i più pericolosi ricercati, scalzando persino Bin Laden e Zawahri.