Cronaca
Yara Gambirasio, gli inquirenti: «Bossetti potrebbe averla spiata almeno tre volte»
BERGAMO, 21 GIUGNO 2014 - Massimo Giuseppe Bossetti, presunto killer di Yara Gambirasio, potrebbe averla controllata per tre volte prima di compiere l'omicidio della tredicenne di Brembate di Sopra (Bergamo).
Ammesso che si tratti dell'assassino, l'uomo avrebbe pedinato la ragazzina ed, a evidenziare questo importante dettaglio sono state le analisi delle celle telefoniche. I Ros dei Carabinieri ed il nucleo Sco della Polizia avrebbero appurato che, sul telefonino di Massimo Giuseppe Bossetti vi sarebbero indizi che lasciano pensare al fatto che potebbe aver puntato, controllato e pedinato Yara Gambirasio.[MORE]
I cinque indizi contro Massimo Giuseppe Bossetti
Per il giudice Ezia Maccora, che ha ordinato la custodia cautelare in carcere per il presunto assassino, si tratterebbe di «Gravi indizi di colpevolezza», che andrebbero a sommarsi agli altri messi insieme dall'accusa. In totale, vi sarebbero cinque punti fondamentali: il Dna rinvenuto nella parte interna degli slip della tredicenne e sui leggins, compatibile con quello di Massimo Giuseppe Bossetti; la presenza di polveri di calce sulla vittima e nei suoi bronchi; l'analisi delle celle telefoniche agganciate dai telefoni cellulari di entrambi; le incongruenze nel racconto del presunto assassino; il fatto che la madre dell'uomo, Ester Arzuffi, continui a negare l'evidenza scientifica.
Il Dna di Ignoto 1
Massimo Giuseppe Bossetti avrebbe inoltre raccontato agli inquirenti: «Quando venne fuori la storia che l’assassino era il figlio illegittimo di Guerinoni andai da mia madre Ester e le chiesi se lo conosceva». Ciò nonostante l'indagato ritiene di non aver mai sospettato di avere un altro padre biologico ed, inoltre, continua a dichiararsi innocente. Per questo motivo, il suo racconto sembra celare una sorta di ammissione di colpevolezza, almeno secondo l'accusa.
L'uomo continua a sostenere di non avere mai conosciuto Yara Gambirasio, ma il comandante dei Ros, Mario Parente, ha spiegato che il Dna rilevato sui leggins e sugli slip della tredicenne non sarebbe frutto di una contaminazione casuale. Pertanto, il fatto che se Massimo Giuseppe Bossetti ritenga di non aver mai conosciuto la ragazzina, va ad aggiungersi al quadro accusatorio.
«L’elemento è stato isolato in un’area attigua a uno dei margini recisi dell’indumento. La zona dei leggins è corrispondente alla sottostante parte degli slip e ciò fa escludere che la presenza di 'Ignoto 1' sia dovuta ad un fugace maneggiamento degli indumenti apparendo confortata l’evidenza che a produrre le tracce sia stato un fluido abbondantemente cellularizzato», ha spiegato Mario Parente.
(Immagine da si24.it)
Alessia Malachiti