Cultura e Spettacolo

Wu Ming: un libro che rivisita la rivoluzione francese per attualizzarne i principi

BOLOGNA,10 APRILE 2012- Dovevano parlare di “93”, l’ultimo romanzo diVictor Hugo dato alle stampe a tre anni dalla tragica avventura della Comune di Parigi del1871. Alla fine i bolognesi Wu Ming si sono ritrovati a discutere di rivoluzione. E del loro prossimo libro, che guarda caso racconterà proprio della Parigi di Robespierre e del Terrore, quando la ghigliottina lavorava giorno e notte e i nobili di tutta la Francia si mettevano in salvo fuori dal paese. “Con questo libro abbiamo deciso di prendere di petto l’evento che per noi contiene quello che è successo negli ultimi due secoli. Dentro la rivoluzione francese c’è già tutto, e grazie ai moti rivoluzionari che sono venuti dopo sono arrivate anche spinte artistiche, intellettuali e politiche altrimenti impossibili. A cominciare dal romanticismo”.[MORE] Il nome del gruppo bolognese "wu ming" significa in cinese mandarino "senza nome" oppure "cinque nomi" , a seconda di come viene pronunciata la prima sillaba. Il nome d'arte è inteso tanto come tributo alla dissidenza ("Wu Ming" è un modo di firmarsi frequente presso i cittadini cinesi che chiedono democrazia e libertà di parola) quanto come rifiuto dei meccanismi che trasformano lo scrittore in divo.

“Il romanzo di Hugo – ha spiegato Wu Ming 4 – è stato per noi una bussola per orientarci in un periodo storicamente soffocante, tante sono le fonti da consultare”. Di fronte ai loro lettori i Wu Ming hanno raccontato “93” di Hugo, e ne hanno letto alcune pagine “impossibili da dimenticare”. Il pubblico ha preteso notizie sul nuovo romanzo del collettivo bolognese,che uscirà nel 2013. Poche le informazioni svelate dal gruppo, che delinea soltanto la forma dell’impianto narrativo, diviso in due parti e che dal terrore del 1793 passerà alla restaurazione monarchica. Vari personaggi creeranno una panoramica della loro partecipazione alla rivoluzione. In sintesi “aspettatevi un romanzo comico grottesco sul terrore rivoluzionario”. I giovani collegano la rivoluzione storica con quella italiana attuale:“Con la morte del discorso rivoluzionario è morto anche il riformismo, che storicamente ha avuto il compito di offrire risposte accettabili alla voglia di cambiamento. Senza lo spauracchio della rivoluzione non hai riforme, e così sparisce anche la sinistra storica, che infatti oggi è in agonia”. Aggiungono inoltre che “per noi la spinta a riprendere un discorso attualissimo come quello rivoluzionario c’è ed è diffusa in tutta la società. Per ora resta una voglia confusa, ma ormai è come un brusio costante. Dopo tutto c’è un motivo se ad ogni rivolta di piazza se ne discute così a lungo e in modo così allarmato. Quello che nessuno ha il coraggio di dire è molto semplice: non bisogna chiedersi perché succedono certe cose, ma perché non succedono tutti i giorni”.

(foto da: blog.verdenero.it)

Giulia Donati