Parola e Fede
Vivere i comandamenti per accogliere la Misericordia e donare misericordia
Vivere i comandamenti per accogliere la Misericordia e donare misericordia[MORE]
“Non nominare il nome di Dio invano”
Generalmente quando si parla di questo comandamento tutti pensano o riducono il discorso esclusivamente alla bestemmia: l’uomo non deve maledire il suo Dio. Esso, contiene invece una verità molto più ampia, immensa più che l’estensione del cielo e della terra.
E’ facile dire: io non ho bestemmiato e, quindi ritenere tranquilla la propria coscienza. Con questo comandamento Dio ha posto un limite alla parola dell’uomo sul suo Dio. L’uomo non può dire ciò che vuole del suo Dio (l’uomo non può manipolare Dio). Deve solamente dire ciò che Dio ha detto.
Questo implica che la fonte della morale è Dio. Molti sistemi etici, politici, economici partono dall’uomo, ma non dal bene comune dell’uomo, ma dall’utile personale. Non c’è una visione oggettiva ma soggettiva del bene. Ciò che fa bene a me.
Già nel Giardino dell’Eden Dio ha detto all’uomo qual era l’albero della vita e quale invece quello della morte. In altri momenti gli ha rivelato bene e male, giusto ed ingiusto. Sbaglia quell’uomo che si fa per l’altro modello vero di moralità.
Il secondo comandamento si riveste di questa speciale connotazione: Non dire bene ciò che Dio non ha detto bene; non dire male ciò che Dio non ha detto male. Non chiamare male il bene e bene il male. (cf. Is 5,20: “Guai a coloro che chiamano bene il male e il male bene, che cambiano la luce in tenebre e le tenebre in luce, che cambiano l’amaro in dolce e il dolce in amaro”. Costoro provocano con i loro stolti consigli dei veri disastri.
Tutto il problema della giustizia sociale trova soluzione in questo secondo comandamento. Nella stessa Chiesa di Dio quante parole e decisioni umane sono fatte passare come parole e decisioni divine?
L’uomo, però non accetta questo limite che Dio gli impone e si fa un falso Dio e si inventa una falsa parola. I più grandi mali nascono dalla trasgressione di questi primi due comandamenti. E pensare che essi non si ritengono neanche gravi.
Don Francesco Cristofaro