Vittoria contro Bayer, risarcita vittima del Lipobay. Verdetto 'pilota' della Cassazione
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Vittoria contro Bayer, risarcita vittima del Lipobay. Verdetto 'pilota' della Cassazione in favore di medico veneziano
ROMA, 10 MAG - Sconfitta in Cassazione per il colosso farmaceutico Bayer condannato a risarcire i danni alla salute provocati dal suo farmaco anticolesterolo Lipobay - ritirato volontariamente dal commercio nel 2001 - a un medico veneziano che nel 1999 aveva iniziato ad assumere il prodotto per poi sviluppare seri problemi ai muscoli e alla respirazione, con conseguenti ricoveri.
Non è nota la cifra del risarcimento. Gli 'ermellini' hanno escluso che il bugiardino fosse sufficientemente chiaro ad informare dei rischi correlati all'assunzione del farmaco definito "dannoso e difettoso ". E' la prima causa del genere vinta in Italia, ed è un 'precedente' che fino all'ultimo grado di giudizio la casa farmaceutica ha cercato di evitare senza cercare accordi o transazioni.
"E' stata una battaglia giudiziaria durata 20 lunghi anni quella contro la Bayer per i danni provocati dal Lipobay al mio cliente, un medico di Mira (Venezia) che ha dovuto ritirarsi dalla professione a causa degli effetti del farmaco e che per un periodo è stato anche in sedia a rotelle", spiega l'avvocato Luigino Maria Martellato, il legale con studio a Dolo che ha fronteggiato l'agguerrito attacco della difesa di Bayer decisa a giocare il tutto per tutto in questa battaglia. "E' la prima vittoria in Italia contro questo gigante del settore farmaceutico che ha combattuto fino in Cassazione per contrastare il risarcimento, non tanto per la cifra in sè, ma per evitare il precedente sfavorevole.
Il mio cliente - rileva il legale - che non ha più potuto esercitare la sua professione nemmeno da odontoiatra perchè gli è stata ritirata la convenzione, e ha convissuto anche con la spada di Damocle di dover restituire l'indennizzo ricevuto in caso di sconfitta". Senza successo, la difesa di Bayer ha contestato in Cassazione il verdetto emesso dalla Corte di Appello di Venezia il 27 febbraio 2018 che aveva liquidato i danni non patrimoniali a Roberto T. che aveva sviluppato la "miopatia dei cingoli" in seguito all'assunzione del Lipobay.
Ad avviso della Suprema Corte, correttamente i giudici di merito hanno ravvisato "l'esistenza nella specie della difettosità del farmaco al momento della relativa commercializzazione a cagione del principio attivo (cerivastatina) in esso contenuto, determinante l'accentuato rischio di malattie del muscolo rispetto a dosi equipollenti di altre statine, e, pertanto, una minore sicurezza del medesimo rispetto ad altri farmaci della stessa categoria (ipocolesterolemizzanti)" come evidenziato dalla perizia disposta nella causa.
Gli 'ermellini' rilevano inoltre che il ritiro del farmaco dal commercio, "pur se volontario, depone invero per la violazione del principio di precauzione anteriormente all'immissione in commercio". Quindi anche quando Big Pharma corre ai ripari, il 'ravvedimento' non è una 'attenuante''. Per quanto riguarda il bugiardino, la Cassazione scrive il suo 'decalogo' e avverte che il foglietto illustrativo dei farmaci non deve sostanziarsi "in una mera avvertenza generica circa la non sicurezza del prodotto".
E' invece "necessaria" una "avvertenza idonea a consentire al consumatore di acquisire non già una generica consapevolezza in ordine al possibile verificarsi dell'indicato pericolo in conseguenza dell'utilizzazione del prodotto bensì effettuare una corretta valutazione (in considerazione delle peculiari condizioni personali, della particolarità e gravità della patologia nonchè del tipo di rimedi esistenti) dei rischi e dei benefici, nonchè di adottare tutte le necessarie precauzioni volte ad evitare l'insorgenza del danno, e pertanto di volontariamente e consapevolmente esporsi al rischio". Il consumatore risponde di concorso di colpa nel caso "di sottovalutazione o abuso del farmaco".