Cronaca

Viterbo, uccide l'ex fidanzata e poi si spara: omicidio-suicidio

VITERBO, SABATO 18 MARZO- La tragedia si sarebbe consumata in pochi secondi: Francesco Marigliani, ventottenne di Amelia, ieri pomeriggio avrebbe ucciso l’ex fidanzata con un unico colpo alla tempia per poi rivolgere l’arma contro se stesso nella Renault Megane della ragazza.[MORE]


Secondo la ricostruzione dell’omicidio-suicidio, il ragazzo non avrebbe accettato la fine della lunga relazione con l’ex, con cui aveva condiviso l’adolescenza, e che ora si era iscritta alla Business School del Sole 24 Ore per diplomarsi in management dei beni culturali, iniziando a viaggiare assiduamente tra Roma e Viterbo.
Inoltre, la ragazza aveva iniziato una relazione con un altro coetaneo.


Alcuni eventi e particolari hanno lasciato intendere alle forze dell’Arma, guidate dal pm Chiara Capezzuto, che l’azione fosse premeditata: la pistola con cui avrebbe sparato alla ragazza, un Glock calibro nove, era stata comprata subito dopo l’acquisizione del porto d’armi, avvenuta soltanto due giorni prima.
Inoltre, ad accreditare l’ipotesi, le parole con cui Francesco aveva chiesto l’appuntamento per chiarirsi con Silvia: “Vediamoci, ti devo dire le ultime cose”.


Il ventottenne, una volta arrivato sul posto dell’incontro, una piazzola in via Vasanellese, vicino Orte, con la sua moto, una Kawasaki Ninja nera, sarebbe entrato nella macchina di lei, avrebbe dapprima discusso con la ragazza e poi avrebbe estratto la pistola, sparando tre colpi: uno, mancando la sua vittima che non avrebbe comunque avuto scampo nonostante avesse intuito le sue intenzioni, colpita mortalmente dal secondo colpo. Il terzo sparo, rivolto contro se stesso.


Nel casco rinvenuto sulla scena, gli inquirenti hanno trovato una lettera di tre pagine scritta al computer e sottoscritta sia da Francesco che da Silvia. Nella lettera, tra le parole della ragazza ci sarebbero state “Voglio essere cremata” e “Bruciate pure la macchina”.

Tuttavia l’ipotesi che si sia trattato unicamente di suicidio non convince affatto gli investigatori, che, invece, considererebbero la lettera come un depistaggio, oltre che l’ennesimo elemento di premeditazione.
(Foto da FarodiRoma)

Eleonora Ranelli