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Viscera è il suo primo Ep, intervista ad Ulisse Schiavo

MILANO, 15 GIUGNO 2015 - Il 25 maggio avevamo annunciato l'uscita del suo Ep Viscera, l'abbiamo ascoltato, ci è piaciuto e abbiamo intervistato per voi ULISSE SCHIAVO.[MORE]
Leggete un po' cosa ci ha raccontato:


CHI ERA ULISSE SCHIAVO PRIMA DI DIVENTARE ULISSE SCHIAVO? PARLACI DI TE PRIMA DI QUESTO EP.

Io non sono diventato Ulisse Schiavo. Lo sono sempre stato. Questo EP è frutto di tutto quello che mi è successo e ho vissuto nell’ultimo anno. Ho semplicemente avuto la possibilità di suonare davanti ad un pubblico la musica che stavo immaginando, suonando scrivendo da quando presi in mano la chitarra.

COME MAI UNA “ONE MAN BAND”?

Suonare come ONE MAN BAND mi permette di essere più libero sul palco. E’ una scelta che un risvolto positivo soprattutto per i concerti. Ho la possibilità di entrare nel pezzo che sto suonando e lasciarmi trasportare da esso senza la preoccupazione di una struttura musicale che posso stravolgere al momento stesso in cui la sto creando. Senza dover preoccuparmi che altri riescano a seguirmi. Mi sento più naturale. Più vero.

DA DOVE NASCE LA SCELTA DI UN SET CHITARRA/GRANCASSA?

Dalla necessità di aumentare dinamica dei brani, perché ho la possibilità di passare da una parte arpeggiata di sola chitarra a una parte più ritmata e percussiva in cui la cassa diventa protagonista.

COSA O CHI ISPIRA I TUOI TESTI?

Esperienza personali, riflessioni scaturite da esse. I miei testi si basano sulla mia vita, ma non raccontano della mia, piuttosto offrono spunti di riflessione sulla propria di chi ascolta. Almeno spero sia così. Credo ci siano emozioni e stati d’animo così collettivi che nonostante io mi basi sulle mie esperienze per parlarne, sono sicuro che altre persone riusciranno a sentire le stesse emozioni, essenzialmente perché appartengono anche a loro.

COME MAI L’INGLESE E NON L’ITALIANO?

Perché non so cantare in Italiano. Ci ho provato. Ma l’inglese è la lingua più vicina alla musica che ho bisogno di suonare.

PARLACI DI “FREEDOM”.

La mia versione è la cover di una cover. Freedom nasce a Woodstock dalla bocca di Richie Havens. Gli chiesero di salire sul palco ore prima del suo effettivo set e di intrattenere l’immensa platea dato che la maggior parte degli artisti erano incastrati nel traffico. Lui sceglie “Sometimes I Fell Like A Motherless Child”, un gospel negro degli anni ’20 e alle strofe originali aggiunge l’inarrestabile e viscerale urlo FREEDOM. La prima volta che ho guardato il video di quella performance sono rimasto estasiato. Ho sentito che quel modo di cantare e di incantare si avvicinava moltissimo alle sensazioni che sentivo il bisogno di assaporare. Era un urlo istintivo, puro, libero. E sì, anche io a volte mi sento come un bambino senza Madre. Proprio come quegli africani che venivano strappati dalla loro Africa e portati oltre oceano. Perché quando ti strappano i sogni, Quando ti obbligano,  Quando non ti danno la possibilità di combattere, Quando ti accorgi di questo, ti invito ad urlare.

COS’HAI IN PROGRAMMA DOPO QUESTO EP?

Per tutta l’estate porterò in giro Viscera per i festival e palchi che me lo concederanno. In alcuni live sarò affiancato da altri tre musicisti, un chitarrista, un bassista e un batterista. E’ in programma poi, per la fine dell’estate la registrazione dell’album in elettrico, appunto insieme alla band, in cui si vocifera ci saranno collaborazioni di un certo livello. Ma per questo dovrete aspettare ancora un po’. Parallelamente continuerò ad investire in FLUMMO, un nuovo progetto sperimentale di cui faccio parte insieme a un batterista e un bassista, del quale è usicto giorni fa il primo EP Earth Is Where, in streaming SoundCloud e disponibile fisicamente attraverso l’Ufficio Stampa e i Merch dei Sotterranei, insieme al mio Viscera.

SIAMO GIUNTI ALLA FINE DELL’INTERVISTA, SALUTA I LETTORI DI GROOVEON E INDICA 5 DISCHI DEGNI DI NOTA:

Un saluto a tutti i lettori, un grazie a voi per lo spazio e a parer mio i 5 dischi sono:

Grace – Jeff Buckley,

O – Damien Rice,

Abraxas – Santana,

( ) – Sigur Ros,

Are You Experienced – Jimi Hendrix

… anche se ho fatto molta fatica a decidere quali lasciar fuori dalla lista, alla fine ho scelto questi perché all’apparenza non esiste un filo conduttore, se non altro immediatamente individuabile, fra di loro. Ma ognuno di essi ha lasciato qualcosa di personale in me e nel mio modo di fare musica.

Salvatore (Saso) Signoretti




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