Politica

Vincenzo Capellupo, sulle ultime vicende riguardanti il Capoluogo

Riceviamo e pubblichiamo
CATAMZARO, 17 SETTEMBRE 2015 - Poche ore e tutto sembra essersi spento o quasi. Nulla fa più notizia: le decine di indagati, i titoli di stampa, le inchieste della Procura che si interessano fin dalle elezioni comunali delle vicende della coalizione e poi maggioranza Abramo.  [MORE]

Comportamenti vergognosi in cui la cosa pubblica diventa cosa privata ad uso e consumo della conoscenza più potente, della clientela e dell’amicizia giusta che danneggia tutti gli altri per avvantaggiarne solo alcuni. Non serve avere la consapevolezza che le elezioni qui sono truccabili, almeno in alcune sezioni elettorali secondo il Tar e chissà cosa è accaduto prima che qualcuno si accorgesse che qualcosa non andava.

Chissà! Non serve nemmeno vivere in una città allo sbando senza manutenzione stradale, senza servizi, senza programmazione sul sociale e sulla cultura, senza cura del verde, con i topi che invadono le strade, con quartieri di frontiera dove si ha paura, si spara e si ammazza e la politica entra solo in campagna elettorale perché poi a nessuno importa nulla di quei cittadini. Di un Capoluogo con una classe dirigente cosi delegittimata da contare, anno dopo anno, sempre meno negli equilibri regionali, non importa a nessuno.

Critica ed autocritica di un assordante silenzio che non assolve nessuno e rende colpevoli tutti noi, anche i miei concittadini. Si, nessuno si senta assolto siamo tutti coinvolti. Ci si aspetta l’azione decisa dei movimenti, dei partiti, delle associazioni o di chissà chi ma la verità è che questa città la possiamo salvare solo noi catanzaresi. Sempre che si ritenga ancora salvabile e che si voglia lavorare per farlo superando connivenze, omertà ed indifferenza. Ti aspetteresti una comunità che chiede conto, che usa la testa, lo stomaco ma soprattutto il cuore, perchè il senso stesso del vivere in comunità è di vivere non soli ma condividendo insieme ad altri, nell’interesse di tutti.

Ti verrebbe di ripulire tutto con delle enormi pompe spara acqua sperando che queste incrostazioni di azioni, comportamenti e pensieri possano essere rimosse, ti verrebbe da prendere una ruspa per demolire e poi per ricostruire tutto da capo e su nuovi principi. La domanda che da giovane cittadino ed amministratore mi sento di rivolgere alla mia comunità cittadina è: ma voi ci credete e volete fare qualcosa per continuare a vivere in questa città, per continuare ad essere comunità?

A questi mi rivolgo perché troppo pochi siamo i catanzaresi indignati e pronti ad azioni di cittadinanza attiva, e ringrazio chi in queste ore si sta muovendo ma, solo con una partecipazione civica possente le tante battaglie fatte in questi anni e le tante denunce hanno un senso compiuto. A Catanzaro nessuno può dire - se non il solo primo cittadino - di non sapere e in troppi, anche nella città così detta "onesta", scelgono la comoda via del silenzio, presi da calcoli ed equilibrismi lavorativi e politici, soprattutto attenti a non alzare polveroni e continuare a costruire individuali condizioni di vita agiate o coalizioni indistruttibili per piccole vittorie, ad uso e consumo proprio.

E no, io non ci sto proprio e voglio rivendicarlo: non è tutto sfrontatamente normale e non siamo tutti diabolicamente uguali! Basta esserne consapevoli. L’appello che rilancio ai miei concittadini è di non scegliere la via più facile. Occorre continuare a meravigliarsi per quanto accade e ad indignarsi, diversamente sarebbe la vera sconfitta per la società civile catanzarese e la vera vittoria per chi ci rappresenta così indegnamente. Ed occorre fare rete e rivendicare la propria visione di comunità ed il proprio ruolo di cittadini. Rivolgiamoci a noi stessi, guardiamoci negli occhi. Mobilitiamoci. Pretendiamo di più da noi stessi. Agiamo perchè tutto sia solo un brutto sogno ed al mattino tutto potrebbe avere un'altra luce
Notizia segnalata da: (Vincenzo Capellupo)