Cronaca
Viminale, sì mobilità tra regioni se verso abitazione. Non cita seconde case.
ROMA, 18 GEN - A cinque giorni dall'entrata in vigore del decreto legge e del successivo Dpcm che vietano gli spostamenti tra le regioni fino al 15 febbraio, non c'è ancora un'indicazione chiara sulle seconde case.
O meglio: né la circolare del Viminale inviata oggi ai prefetti, né le Faq sul sito del governo, ancora in fase di aggiornamento e dunque rimaste ferme ai provvedimenti precedenti, chiariscono quanto affermato sabato da fonti di palazzo Chigi secondo le quali, non essendo esplicitato il divieto di spostamento verso le seconde case, è possibile raggiungerle anche se fuori regione.
Allo stato dunque le uniche certezze sono i provvedimenti in vigore, con il divieto di spostamento tra le regioni salvo motivi di salute, lavoro e necessità, e il rientro, sempre consentito, alla propria residenza, domicilio e abitazione. Una formula ripresa nella circolare del Viminale: il decreto legge, scrive il capo di Gabinetto Bruno Frattasi, "conferma fino al 15 febbraio la previsione delle già vigenti limitazioni di spostamento tra regioni, con la consueta eccezione di quelli motivati da comprovate esigenze lavorative, situazioni di necessità o motivi di salute, nonché dal rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione".
Nel documento - in cui il ministero ribadisce ai prefetti la necessità di predisporre "controlli mirati" nelle aree delle città più a rischio movida, nei luoghi di transito e lungo tutte le principali strade - non si fa dunque riferimento alle seconde case ma si parla appunto di residenza, domicilio e abitazione. Saranno quindi le Faq di Palazzo Chigi a chiarire definitivamente la questione, quando arriveranno: al momento sul sito del Governo ci sono le vecchie risposte, quelle in cui si definisce l'abitazione come "il luogo dove si abita di fatto, con una certa continuità e stabilità o con abituale periodicità e frequenza, sempre con esclusione delle seconde case utilizzate per le vacanze".
La poca chiarezza sulla questione è stata sollevata anche dal presidente della Toscana Eugenio Giani. "Voglio vedere e approfondire le fonti normative" ha detto, annunciando un'ordinanza per una stretta: chi ha la seconda casa nella Regione e viene da fuori potrà andarci solo a patto che abbia il medico di famiglia in Toscana. Ma al di là della vicenda seconde case, il Dpcm continua a sollevare proteste e malumori.
Il presidente della Lombardia Attilio Fontana conferma la decisione di ricorrere al Tar contestando la collocazione della regione in zona rossa. "Lo impugneremo nella parte dei criteri, facendo riferimento agli scenari anziché all'incidenza". E dopo i ristoratori, ora protestano i lavoratori di palestre e piscine: imprenditori, personal trainer, istruttori, assistenti bagnanti, personale amministrativo e delle pulizie. In 200 hanno manifestato a Torino vestiti come fantasmi e il 29 gennaio saranno in piazza Montecitorio a Roma gli aderenti alla Federazione sindacale sport Italia.
"160 mila imprese sono ferme senza certezze per il futuro e con migliaia di posti di lavoro che si rischiano di perdere definitivamente - dice il presidente Gerardo Ruberto -. Chiediamo di poter riprendere in sicurezza le nostre attività". Sul fronte vaccini, intanto, sono in consegna le 397mila dosi della quarta fornitura della Pfizer, previste per questa settimana dopo che la casa farmaceutica ha tagliato di 165mila dosi la fornitura destinata all'Italia scatenando la protesta del governo e, a seguire, delle Regioni che si sono visti imposti i tagli direttamente dalla Pfizer. Tanto che il neo assessore alla sanità della Lombardia Letizia Moratti ha scritto al Commissario per l'Emergenza Domenico Arcuri chiedendo che la ripartizione delle dosi venga rivista e tenga conto di quattro parametri, compreso il contributo che le Regioni danno al Pil. In sostanza, chi contribuisce di più dovrebbe avere più dosi secondo l'ex sindaco di Milano.
Dalla settimana prossima Pfizer ha garantito comunque che riprenderà le consegne con i quantitativi previsti dagli accordi siglati con l'Ue, anche se un impegno scritto non c'è. Ed è questo il motivo per il quale molte regioni stanno rallentando e in alcuni casi - come la Campania - sospendendo le vaccinazioni ed effettuando solo i richiami. Oggi lo hanno fatto tra gli altri Claudia Alivernini, l'infermiera dello Spallanzani di Roma che è stata la prima italiana ad essere vaccinata e il presidente dell'Istituto Mario Negri di Milano, il 92enne Silvio Garattini.
In attesa di vedere se Pfizer manterrà gli impegni, l'attenzione è tutta sulla riunione dell'Ema che il 29 gennaio potrebbe dare il via libera al vaccino di AstraZeneca. Perché solo allora potrà partire davvero la seconda fase, quella della vaccinazione di massa con i gazebo a forma di primule nelle piazze italiane (nei prossimi giorni partirà il bando di gara) e la somministrazione anche nei palazzetti e nelle fiere.