Cronaca

Videosorveglianza: sanzioni fino a 20.000 euro per mancata segnalazione e informativa errata - I dettagli

Videosorveglianza: mancata segnalazione e errata informativa, sanzioni fino a 20.000 euro per aziende e Comuni


L'errata gestione dei sistemi di videosorveglianza, soprattutto per quanto riguarda la mancata apposizione di cartelli informativi e l'errata informativa sul trattamento dei dati, può costare caro sia alle aziende che alle Pubbliche Amministrazioni, come i Comuni. Una recente sanzione di 5.000 euro inflitta a un'azienda operativa a Ferrara sottolinea come tali mancanze possano comportare pesanti multe, che possono raggiungere anche i 20.000 euro o il 4% del fatturato annuo per infrazioni gravi e ripetute.


Il controllo e la segnalazione


L'intervento del Garante è stato avviato a seguito di un'ispezione da parte del Comando dei Carabinieri per la tutela del lavoro di Ferrara. Nel corso del controllo, è stata verificata la presenza di un sistema di videosorveglianza composto da 28 telecamere interne e 4 esterne, tutte funzionanti, ma non adeguatamente segnalate con i cartelli informativi previsti dalla normativa.


Questa mancanza ha dato il via a un procedimento sanzionatorio nei confronti dell'azienda. L'ispezione ha confermato che la videosorveglianza era stata attivata in violazione del principio di trasparenza sancito dal Regolamento UE 2016/679 (RGPD), obbligando sia le aziende che le Pubbliche Amministrazioni, come i Comuni, a rispettare gli obblighi di informazione nei confronti dei cittadini.


La difesa dell’azienda: buona fede e inadeguata informativa


L’azienda ha cercato di giustificarsi, sostenendo di essere incorsa nell'infrazione "in buona fede", dichiarando di aver affidato l’installazione del sistema a una società terza. Tuttavia, il Garante ha ribadito che la responsabilità finale ricade sempre sul titolare del trattamento dei dati, in questo caso l'azienda stessa. Lo stesso discorso vale anche per i Comuni, che non possono delegare completamente la responsabilità a terzi.


Inoltre, è emerso che l'informativa resa dall'azienda era incompleta e non rispettava i requisiti dell'articolo 13 del RGPD. Oltre alla mancanza dei cartelli, non erano stati forniti dettagli chiari sull'identità del titolare del trattamento, sulle finalità della raccolta dei dati, né su altre informazioni essenziali richieste dalla legge. Questa errata informativa ha ulteriormente aggravato la posizione dell'azienda.


La sanzione per errata informativa


Oltre alla mancata apposizione dei cartelli, la sanzione per l'errata informativa può essere particolarmente pesante. Secondo l'art. 83 del RGPD, la sanzione amministrativa per la mancata informativa o per un'informativa incompleta può raggiungere i 20.000 euro o, nei casi più gravi, fino al 4% del fatturato annuo globale dell’azienda. Questa disposizione si applica anche agli enti pubblici, come i Comuni, che possono essere soggetti a sanzioni simili se non rispettano i requisiti informativi previsti dal regolamento.


Nel caso specifico, il Garante ha imposto una sanzione di 5.000 euro, ma in situazioni più gravi, la sanzione può aumentare sensibilmente, soprattutto se l'infrazione riguarda un trattamento dati esteso o particolarmente sensibile.


Il quadro normativo e la decisione del Garante


Il Garante ha sottolineato che sia le aziende che i Comuni, in quanto titolari del trattamento, sono obbligati a rispettare i principi di trasparenza e responsabilità previsti dal Regolamento UE 2016/679. Le norme stabiliscono che chiunque entri in un’area videosorvegliata deve essere informato della presenza delle telecamere tramite cartelli ben visibili e di un'informativa dettagliata e facilmente accessibile.


Nel caso di violazioni come la mancata apposizione di cartelli o un'informativa incompleta o errata, le sanzioni possono variare da 6.000 a 20.000 euro, a seconda della gravità dell’infrazione e delle dimensioni dell'ente o dell'azienda coinvolta. Inoltre, in situazioni di recidiva o mancanza di cooperazione durante i controlli, le sanzioni possono aumentare ulteriormente.


Le conseguenze per i Comuni e le aziende


Questo caso evidenzia la necessità per le aziende e i Comuni di adeguarsi alle normative in materia di videosorveglianza. L'affidamento a terzi dell'installazione dei sistemi di sicurezza non solleva il titolare del trattamento dalla responsabilità di garantire che tutte le misure di trasparenza e informazione siano correttamente applicate.


Nel caso dei Comuni, che utilizzano sistemi di videosorveglianza per monitorare la sicurezza pubblica o per altre finalità, è fondamentale che i cittadini siano adeguatamente informati dell’installazione e dell’uso di tali sistemi, tramite cartelli informativi e una corretta informativa sul trattamento dei dati, conforme al RGPD.


Considerazioni finali


La corretta gestione dei sistemi di videosorveglianza, sia da parte di aziende private che di Comuni, è un aspetto cruciale per evitare pesanti sanzioni. Il rispetto delle normative europee e italiane in materia di protezione dei dati personali implica l’adozione di misure preventive, come la corretta informazione tramite cartelli e informative complete, in conformità con il principio di privacy by design e privacy by default.


Con l’aumento delle sanzioni previste dal RGPD, è fondamentale che sia le aziende che i Comuni prestino la massima attenzione nel garantire la trasparenza e la corretta gestione dei dati personali raccolti tramite i sistemi di videosorveglianza.