Politica

Videoconferenza pre-G8 sulla crisi europea. L'attendismo la fa da padrone

 ROMA, 18 MAGGIO 2012 – Una videoconferenza importante ma poco decisiva quella di ieri, che ha visto la partecipazione di Mario Monti, François Hollande, David Cameron e Angela Merkel. I quattro, cui si sono aggiunti il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy e il presidente della Comissione Europea Barroso, si sono riuniti per discutere i provvedimenti da prendere per evitare l'uscita della Grecia dall'euro. Su questo obiettivo, per lo meno, l'accordo c'è. E non potrebbe essere altrimenti, dal momento che il ritorno della dracma ad Atene porterebbe con sé scenari devastanti. [MORE]Un pericolo fra i tanti: un atteggiamento, da parte dei mercati, improntato alla ricerca di «chi è il prossimo»; in altre parole, il rischio concreto per Spagna e Italia di finire al centro della pressione speculativa, con la prospettiva concreta che la moneta unica faccia una brutta fine.

I sei leader si sono però trovati meravigliosamente d'accordo anche su un altro punto: aspettare. In un contesto in cui la Germania continua ad opporsi all'istituzione di titoli di debito europei, nessuno ha voglia per ora di esasperare lo scontro; specialmente Hollande, che tra un mese si giocherà il suo destino politico alle legislative francesi e non intende certo rischiare di doversi presentare a quell'appuntamento con lo smacco di una batosta inflitta dalla Merkel.

Secondo quanto stabilito ieri, al G8 di mercoledì ogni paese presenterà nel dettaglio le sue proposte, che verranno poi analizzate sul piano tecnico da una commissione guidata da Van Rompuy. Ma questo iter non si concluderà prima della fine del mese prossimo, concedendo a Hollande una boccata d'ossigeno a livello elettorale. Nel frattempo, tutti guardano alla BCE come a un prezioso tampone: le prossime misure più probabili sono una riduzione dei tassi e la ripresa degli acquisti dei titoli di stato a rischio, in particolare Bonos spagnoli e Btp italiani.

Non tutte le grandi potenze mondiali, però, propendono per questo atteggiamento attendista. Obama, ad esempio, chiede con forza che la crisi europea venga «affrontata e gestita»; immediatamente. Anche nel caso degli USA, il calendario elettorale gioca un ruolo essenziale. L'America voterà a novembre, e il suo presidente teme che le difficoltà dell'UE abbiano conseguenze economiche pesanti anche oltreoceano. Proprio ora che, grazie al miglioramento sul fronte occupazionale, l'amministrazione era riuscita a togliere ai repubblicani uno dei loro cavalli di battaglia, in un paese in cui tradizionalemente l'economia ha nelle presidenziali una rilevanza ancora maggiore che nel Vecchio Continente.

Michele Barbero

(Immagine da Repubblica.it)