Cronaca

Viaggio nell'eternit. La spirale del silenzio e della morte in Italia/4

MILANO, 25 Febbraio 2012 – (continua da parte terza) Ci siamo fermati l’altro giorno nella nostra inchiesta con la sentenza che condannava la Eternit di Casale. Riprendiamo oggi con un percorso che ci porta alla scoperta di casi meno conosciuti di silenzio e di morte, che aspettano ancora la loro giustizia. I numeri sono spaventosi e non si sta facendo nulla per tentare di contenere il disastro.[MORE]

Per esempio, i giudici hanno dichiarato il non doversi procedere per la prescrizione del reato per gli stabilimenti di Rubiera (Reggio Emilia) e Bagnoli (Napoli). Quindi ben 134 morti per tumore al polmone e 258 decessi per asbestosi polmonare non verranno mai riconosciuti! E i loro familiari non avranno il risarcimento dovuto per la grave perdita subita. L’indignazione aumenta se si viene a conoscenza di un altro dato sconcertante: l’eternit, utilizzato ovunque, eppure altamente cancerogeno, continua a essere molto pericoloso nella provincia partenopea. Secondo la Cgil Campania, infatti, la bonifica è stata fatta solo per il 50% a causa dell’esaurimento dei fondi e perché è stato trovato più amianto del previsto.

Ed eccoci ai soliti paradossi italiani. Da una parte, infatti, Raffaele Guariniello, sostituto procuratore di Torino, dopo il successo delle tesi accusatorie, propone la costituzione di una procura nazionale per le malattie professionali e gli infortuni sul lavoro in grado di non disperdere preziose indagini sul territorio e di dare un nuovo impulso a questo tipo di cause; dall’altra si scopre un’Italia ancora nel tunnel del pericolo minerale. Allora perché alle parole non seguono i fatti? Perché non si dà un filo conduttore alle promesse e alle buone intenzioni e non si agisce? Soliti misteri del Bel Paese.

Lo “schifo” non finisce qui. Per scoprirne di più vi rimando alla quinta parte dell’inchiesta.

Stefano Villa