Politica

Vertice Draghi-Mattarella: preoccupazione per manovra e rapporti con UE

ROMA, 5 OTTOBRE – Partita aperta per la manovra di bilancio che l’esecutivo giallo-verde sta cercando di condurre in porto all’esito di un percorso lungo ed irto di insidie. La nota di aggiornamento del Documento di Economia e Finanza è stata ormai approvata dal Parlamento ed è giunta anche al Quirinale, ma dovrà superare ancora vari scogli istituzionali, tra i quali l’esame della Commissione Europea e dei mercati internazionali. Le polemiche accesesi su alcune scelte del governo Conte, soprattutto relativamente all’utilizzo del deficit per finanziare le varie misure proposte, hanno destato la preoccupazione di diversi membri di organi dell’Unione, paventando pericoli per la stabilità del sistema economico integrato.

In particolare, il Presidente della Banca Centrale Europea Mario Draghi, che com’è noto ha tra le sue principali competenze quella di attuare la politica monetaria unica per i 19 Paesi che hanno adottato l’Euro, ha negli scorsi giorni chiesto varie spiegazioni al Ministero dell’Economia ma ha soprattutto reclamato maggiore attenzione da parte dell’attuale governo italiano in merito alla collocazione delle risorse disponibili, interessandosi per il suo ruolo istituzionale ad uno sviluppo economico quanto più omogeneo possibile dei Paesi dell’Unione. Già nelle scorse settimane, Draghi aveva espresso il suo pensiero, criticando le continue esternazioni dei vari ministri gialloverdi, che a suo dire avrebbero prodotto numerosi danni in termini di fiducia degli investitori nella crescita italiana, causando di conseguenza un ulteriore aumento dello spread con i titoli di Stato tedeschi. L’ex Governatore di BankItalia ha ammonito sulle spese finanziate con nuovi oneri sul debito pubblico, che rischierebbero di scaricarsi negativamente sui redditi delle famiglie  e gli utili delle imprese negli anni a venire, ma ha anche auspicato che il testo dei vari aggiornamenti della manovra economica non subisca peggioramenti nei prossimi passaggi parlamentari. Del resto, un giudizio compiuto ed obbiettivo della programmazione finanziaria potrà essere formulato soltanto quando la legge di bilancio sarà ormai giunta in fase di definitiva approvazione da parte di entrambe le Camere e fino ad allora sarà ancora possibile spingere governo e ministeri competenti a non sottovalutare il contesto sovranazionale nel quale inevitabilmente la manovra produrrà effetti.

Molte delle preoccupazioni provenienti dalla BCE sono condivise anche negli uffici del Quirinale, nei quali si sta cercando di tenere serratamente sotto controllo i principali indicatori macroeconomici, considerando che la crescita del PIL è stata segnalata in frenata, si avverte grande fibrillazione nei mercati circa il valore dei titoli italiani e vi è nel complesso incertezza sulle conseguenze che le decisioni in materia di bilancio potrebbero comportare nell’economia dell’Unione e degli altri Paesi europei. Ovviamente non spetta neppure al Presidente Mattarella, né tantomeno al Governatore della BCE, sindacare il merito delle scelte politiche dei governi o delle maggioranze parlamentari, tuttavia è nel contempo necessario preoccuparsi di evitare che sia messa in discussione la stabilità della moneta unica e che siano rispettate le linee guida previste dalla Carta Costituzionale. C’è da considerare, infatti, che la presenza degli articoli 81 e 97 offrirebbe pochi margini di flessibilità se questi ultimi fossero interpretati alla lettera. Il primo richiede allo Stato di assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle fasi avverse e delle fasi favorevoli del ciclo economico, consentendo il ricorso all’indebitamento solo al verificarsi di eventi eccezionali ed al fine di considerare gli effetti del ciclo economico, previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti; ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri deve inoltre provvedere ai mezzi per farvi fronte. Il secondo, avendo più specificamente riguardo all’attività amministrativa pratica, impone alle pubbliche amministrazioni di assicurare l’equilibrio dei bilanci e la sostenibilità del debito pubblico, in coerenza con l’ordinamento dell’Unione Europea.

Su questi aspetti in particolare, dunque, si è concentrato il colloquio privato che si è tenuto mercoledì negli uffici del Quirinale tra Mattarella e Draghi, riportato esclusivamente da fonti parlamentari non avendo i due protagonisti rilasciato dichiarazioni pubbliche. Il Presidente della Repubblica avrebbe in ogni caso rassicurato il suo ospite quantomeno sulla correttezza della manovra sul piano giuridico, essendo gli esperti costituzionalisti del Colle impegnati ad esaminare la compatibilità del contenuto del DEF con i principi dettati dalla Carta fondamentale. Resterebbero, comunque, i rischi sul piano economico e finanziario, considerando ad esempio che a fine anno la BCE potrebbe addirittura non ricorrere all’applicazione della procedura di “quantitative easing”, finalizzata all’acquisto di sicurezza dei titoli di Stato dei Paesi che hanno maggiori difficoltà nella crescita (e di cui l’Italia ha sempre beneficiato negli ultimi anni), qualora si trovasse in disaccordo sulle scelte, soprattutto di lungo periodo. Sul calendario degli economisti italiani, inoltre, sono segnate in rosso le date del 26 e del 31 ottobre, giorni nei quali le influenti società di analisi Standard & Poor’s e Moody’s pubblicheranno l’aggiornamento del rating del nostro Paese. Se la valutazione complessiva dei titoli, della sostenibilità e della crescita si abbassasse drasticamente, si alzerebbero ulteriormente gli interessi da corrispondere sul debito e si avvicinerebbe il rischio di default.

Per questi motivi, non è detto che la manovra attualmente in discussione possa alla fine essere realizzata comprendendo tutte le proposte rese pubbliche da molti esponenti governativi, nonostante questi abbiano più volte annunciato di non avere alcuna intenzione di fare passi indietro sul merito delle scelte politiche per mere ragioni economiche. Sulla Nota al DEF – che non è una legge, ma una relazione contenente gli obiettivi e lo spazio generale di risorse disponibili, di cui si terrà poi conto in sede di approvazione delle singole misure – dovrà comunque pronunciarsi innanzitutto l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, Autorità indipendente che ha il compito di certificare l’attendibilità del quadro di finanza pubblica prospettato dal governo. La manovra dovrà poi essere sottoposta al parere della Commissione Europea, generale custode e garante della legalità e della spesa dei fondi dell’Unione. Se dunque quest’ultima dovesse chiedere al nostro Paese di modificare disposizioni di bilancio, pur non essendo la sua raccomandazione direttamente vincolante, il mancato rispetto di tali indicazioni potrebbe condurre all’apertura di una procedura d’infrazione avverso il nostro Paese. Sarà pertanto difficile, per il governo Conte, superare tutti gli ostacoli che si parano davanti all’approvazione delle varie misure (reddito di cittadinanza, quota 100, riforma delle pensioni, flat tax) che si vorrebbero inserire nella programmazione economica: la partita tra la voglia e la determinazione di Salvini, Di Maio e degli altri ministri e l’interesse delle controparti istituzionali è dunque ancora lunga e tutt’altro che chiusa.


Francesco Gagliardi


Fonte immagine: n-tv.de