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Vertébra, bello ed imperfetto: intervista ai Granada Circus
VITERBO, 20 MAGGIO 2015 - A distanza di quattro anni dall'uscita del primo ed omonimo album, i Granada Circus ci propongono Vertébra. Undici tracce compatte, con una sostanziosa sessione ritmica su cui le chitarre ricamano i riff senza strafare. Vertébra scivola via, si lascia ascoltare e canticchiare già dai primi minuti, è un album che ha un suo sound ma non è assolutamente monotono e lascia viva la curiosità di sentirlo dal vivo. Insomma, il suo ascolto è consigliato e di seguito vi proponiamo quattro chiacchiere con la band romana.
Buona lettura!
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Fino a questo punto avete calcato diversi palchi a fianco diversi artisti già affermati, cosa avete appreso da queste esperienze?
La cosa più lampante, e ricorrente, che abbiamo osservato è quella professionalità e grinta che porta un artista a fare il massimo in qualsiasi situazione si trova. Dalla più grande e partecipata alla più piccola e sfigata. Poi anche la confidenza con il pubblico, un pubblico che è sempre o spesso diverso, ma con il quale ci si rapporta in modo naturale e l'interazione è a tutti gli effetti 'a doppio senso'.
Su quale palco ed a fianco di chi vorreste suonare?
I palchi su cui vorremmo suonare sono quelli dei vari festival che in estate, da nord a sud, portano interessanti proposte in tutta Italia.
Sono tanti gli artisti con cui ci piacerebbe condividere il palco, ne citiamo solo alcuni:
Fast animals and slow kids, Il pan del diavolo, Bud spencer blues explosion, BaunS.
Raccontateci qualcosa di Vertébra, ma soprattutto perché ha l'accento sbagliato.
Vertèbra è un concetto. Si è sviluppato di pari passo con le canzoni che sono andate a comporre il disco. Si tratta di una cosa naturale, bella ed imperfetta come per esempio il corpo umano, che ha delle caratteristiche sempre diverse, spesso con delle imprecisioni ma che allo stesso tempo ha una unicità ed una perfezione indiscutibili.
Questo concetto, sintetizzato con l'accento sbagliato su una parte del copro, è rappresentativo non solo del disco, ma anche del nostro progetto musicale e potrebbe essere esteso a tutta la ricerca artistica che non è altro che una continua evoluzione e crescita volta a rincorrere una perfezione impossibile da raggiungere.
Il disco è stato mixato e masterizzato da "volti noti" dell'underground italiano, che rapporto lavorativo e non avete avuto con loro?
Andrea Marmorini, Jacopo Gigliotti, Andrea Suriani e Mattia Lullini.
Queste persone hanno fatto si che Vertèbra non sia stato solo un disco ma una esperienza irripetibile. Soprattutto in fase di registrazione abbiamo lavorato fianco a fianco quasi 24h al giorno insieme instaurando un vero rapporto di amicizia.
La loro grande professionalità è stata superata solo dalla disponibilità e dalla simpatia!
Che differenze potete rilevare tra i vostri due album?
Il primo album è stato un best of del nostro primo periodo insieme, è una vera e propria raccolta di brani. In Vertèbra invece abbiamo lavorato cercando di avere una visione dell'insieme. Si possono infatti trovare, nell'ascolto, degli elementi che fanno da filo conduttore tra una canzone e l'altra. Sia a livello di sonorità che di scrittura dei testi.
Qual è l'ingrediente fondamentale per la scrittura dei vostri testi?
Tre ingredienti: la follia, l'ironia e la condivisione.
I testi di questo disco sono stati scritti a più mani, alcuni anche tutti e quattro insieme.
Quello che nasce è una immagine. Spesso, come in un quadro astratto, ognuno può vedere qualcosa di diverso e può provare una sensazione. Con i testi di Vertèbra noi forniamo proprio un astratto, che va letto e completato da parte di chi lo ascolta.
Cosa avete in programma per il prossimo futuro?
Suonare.
C'è una canzone – o più – che non avreste voluto scrivere? Viceversa, qual è una canzone che avreste voluto scrivere voi?
Non ci sono canzoni che non avremmo voluto scrivere. Viceversa ci sono moltissime canzoni che avremmo voluto scrivere noi! Impossibile elencarle! Diciamo tutte quelle che ci emozionano, ci rilassano, ci fomentano.
Quali altri album usciti in questo 2015 vi hanno interessato maggiormente?
Endkadenz vol.1 dei Verdena e The magic whip dei Blur.
Siamo giunti ai saluti! Volete consigliare ai lettori di GrooveOn tre dischi – o più – che per sono fondamentali secondo i Granada Circus?
Requiem dei Verdena, Songs for the deaf dei QOTSA, Antidotes dei Foals, Mirrored dei Battles e uno qualsiasi dei Radiohead.
Federico Laratta
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