Chiesa e Società

Verso Expo 2015: Il Pane di Vita. Cibo, Eucarestia e solidarieta' [Foto-Video]

CATANZARO, 24 APRILE 2015 - Continua il ciclo di riflessioni sul tema “Cibo, Eucarestia e Solidarietà” voluto dall’Arcivescovo di Catanzaro - Squillace, S.E. Vincenzo Bertolone, il Movimento Apostolico, il Centro Studi Verbume l’Agenzia Cattolica Internazionale Zenit l’evento è stato ripreso dalle telecamere di Padre Pio TV che manderà in onda prossimamente in Italia e nel mondo.   

Al centro della riflessione di questo terzo e penultimo incontro “Il Pane della vita. "Cibo, eucaristia e solidarietà. Gli interventi sono stati affidati a tre autorevoli rappresentanti della Chiesa calabrese e dell’informazione internazionale: il direttore dell’agenzia di informazione cattolica internazionale “Zenit”Antonio Gaspari, il teologo Mons. Costantino Di Bruno e l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro - Squillace, S.E. Vincenzo Bertolone. A moderare, Don Alessandro Carioti docente di teologia sistematica. 

L’intento dell’iniziativa è quello di riflettere ad ampio raggio sul significato del cibo e dell’alimentazione, sia da un punto di vista biblico ma anche dal punto di vista sociale , in piena convergenza con i preparativi dell’Expo di Milano che ha come tema specifico “Nutrire il pianeta, energia per la vita”

Don Alessandro Carioti, nella sua introduzione, ha sottolineato come ogni essere umano ha il diritto di essere soddisfatto nei sui bisogni fondamentali –tra cui anche il cibo- ma che questo diritto oggi è sempre meno assicurato. A prescindere dalle cause, questo non esime soprattutto chi occupa posti di responsabilità di trovare soluzioni per far sì che questo diritto venga assicurato. Alla base di tutto c’è una coscienza umana, il rapporto con il creato e il rapporto con altri esseri umani. Dal punto di vista biblico è fondamentale il rapporto dell’uomo con Dio, proprio perché questo è la fonte di ogni benessere e felicità “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”: il cibo si colloca perfettamente con la nostra prospettiva di fede.

Il primo intervento è stato affidato al Prof. Egidio Chiarella , scrittore e autore di Zenit e componente del comitato organizzatore dell’iniziativa. In questi mesi cinquecento esperti hanno gettato le basi per la stesura della “Carta di Milano”, il documento che l’Expo 2015- che verrà inaugurato tra un settimana- lascerà in eredità circa i nuovi diritti e doveri dell’umanità sul cibo. In un mondo dove ogni anno si sprecano circa 1,3 miliardi di tonnellate ci cibo i governi e le istituzioni hanno il dovere di creare una nuova cultura del consumo alimentare. Anche Papa Francesco, nel suo intervento alla prima riunione dei lavori per la stesura della Carta di Milano, ha condannato con fermezza la mortale iniquità alla base dell’attuale sistema economico; la sua esortazione, rivolta soprattutto a coloro i quali ricoprono posizioni di responsabilità, è quella di diventare “Coraggiosi custodi della terra e dell’ambiente, abbandonando esotismi e nominalismi in nome di un agire concreto”.

Il Prof Chiarella ha inoltre sottolineato la particolare lungimiranza dell’ Arcivescovo S.E. Vincenzo Bertolone, che ha promosso in questo territorio ben quattro appuntamenti articolati sul tema del cibo , capaci di sollecitare sia un’attenta riflessione personale ma anche di rafforzare la responsabilità civile nel contesto sociale di appartenenza. E’ ormai certo che la prossima enciclica del Papa verterà sulla povertà e la difesa dell’ambiente, con tutto ciò che esso comporta per il sistema alimentare contemporaneo lasciato oggi alla stregua delle dinamiche dell’economia di mercato. Da cattolici sappiamo che questi temi, che toccano da vicino l’essere umano, non possono essere trattati in maniera superficiale e qualunquista. Di particolare rilevanza- secondo il prof Chiarella- è il grande concorso che si terrà a Catanzaro il prossimo 8 maggio e che vedrà coinvolti gli istituti superiori di tutta la provincia sul tema del cibo: questa è, infatti, l’unica Arcidiocesi Italia ad aver promosso un’iniziativa che coinvolgesse anche le scuole. [MORE]

Il Dottor Antonio Gasperi, giornalista e scrittore, direttore dell’agenzia Zenit e autore di 27 libri ha relazionato sul tema “Amore e cibo dell’anima”. Una relazione che è iniziata con uno sguardo di amore per questa Calabria, terra di passione, di sapori antichi, autentici gravata da sofferenze ma che ha in se la forza e la fede che capaci di cambiare il mondo. Questo è l’anno dell’Expo, l’Italia è al centro dell’’attenzione mondiale sui temi dell’alimentazione e del cibo anche se non sempre è riuscita a porsi come esempio e modello; ciò non toglie che questo paese sia ancora il più avanzato per quanto concerne il cibo e l’alimentazione. La diocesi di Catanzaro, con questa riflessione, ha avuto il merito di dare una dimensione non solo materiale e storica ma più strettamente umana. Il rapporto tra uomo e cibo ci caratterizza da sempre, non solo per un bisogno strettamente fisiologico, c’è una relazione più complessa che si distingue da ogni altro essere vivente.

L’uomo non si è limitato a coltiva, cacciare o pescare, ma è andato più in profondità sviluppando l’agricoltura, l’allevamento fino alla cucina che è un atto poetico, grandioso. La cucina è un atto d’amore in cui c’è l’attenzione di qualcuno che prende un prodotto e lo trasforma, lo fa diventare buono per offrirlo a qualcun altro. La relazione dell’uomo con un prodotto della natura diventa quindi una relazione umana.” La storia della cucina è la storia del mondo” ; la cucina e le bevande riflettono non solo i prodotti locali e il clima ma anche i gusti,il modo di vivere,i sentimenti, la cultura, il grado di civiltà delle varie popolazioni nel corso della storia. Da non sottovalutare il legame stretto che c’è tra la relazione umana con il cibo e la religiosità.

L’atteggiamento di chi cucina influenza non solo il prodotto in quanto tale ma è parte della nostra vita sociale, non è un caso che intorno alla tavola si condividano i momenti importanti della vita. Quindi dalla primordiale relazione dell’uomo con il prodotto si passa a qualcosa di più evoluto e sofisticato che diventa anche innovazione sociale e umanizzazione. Il compito di civiltà avanzate, come la nostra, non è soltanto quello di sfamare il mondo ma sfamarlo con cibo buono. Alla base di questa relazione tra umanità e alimentazione altro non c’è che un profondo atto di amore.

Nell’atto di cucina c’è un atto di donazione e di ricerca, l’essere umano cerca la felicità piena, cerca Dio e questo spiega il rapporto profondo che c’è sin dall’inizio tra la cucina e le religioni. Tutte le cività e tutte le religioni sviluppano una relazione con gli alimenti e con Dio: in un certo senso magiare particolari cibi diventa per molti una sorta di liturgia. Il cristianesimo anche in questo è straordinariamente avanzato: Gesù Cristo si è dato in pasto ai suoi, questo è l’atto d’amore più profondo perché nell’Eucarestia Gesù si fa corpo e sangue. L’ostia non è solo un atto liturgico ma la piena realizzazione della misericordia di Dio.

Al centro della riflessione di Mons. Costantino di Bruno, teologo e assistente centrale del Movimento Apostolico, è stato il tema “Eucarestia sacramentale ed Eucarestia reale”. Dal primo istante del suo peccato, da quando è iniziato nella sua natura il processo inarrestabile di disgregazione, Dio non ha abbandonato l’uomo. Gli è andato incontro, gli va incontro. Prima con Mosè gli ha dato la Legge della vita. Questa Legge lo ha lasciato però nella sua vecchia natura. È data ad una natura disgregata, disarticolata, frantumata nella sua verità. Con l’incarnazione centro della nuova creazione non è più l’uomo. È il corpo di Cristo e tutto deve compiersi, realizzarsi come corpo di Cristo. Nel corpo di Cristo si vive, dal corpo di Cristo si opera, il corpo di Cristo si deve formare, realizzare, portare sulla croce, nella carne del cristiano, e dalla croce, sempre attraverso la carne crocifissa, portarlo nella gloria del Cielo.

Cristo Gesù si è fatto sulla croce, nella sua carne, modello, esempio, verità della nostra natura umana. Gesù viene nella carne, la carne di peccato afferra la sua carne santissima, la tritura, la macina, la riduce in frantumi. Il Padre, per opera del suo Santo Spirito, prende questa carne triturata, macinata, ridotta in polvere sulla croce e ne fa il pane della vita del mondo. Questa è l’Eucaristia. Essa è il chicco di grano che cade in terra, muore, si trasforma in pane per dare la vita ad ogni uomo che diviene corpo di Cristo Gesù. Pensare così l’Eucaristia, ed essendo noi chiamati a divenire Eucaristia sacramentale e reale per il mondo intero, è volere agire anche noi come carne santa, triturata, sventrata, macinata, per essere pane di vita per ogni altro uomo.

Se il mondo non ci tritura, non ci macina, non ci dissolve, non ci inchioda sulla croce sia nello spirito che nel corpo, mai possiamo divenire pane. La logica di Cristo è una sola: se la vita si perde, essa diviene pane di vita per l’umanità. Se la vita si conserva, la si perde per l’eternità, perché non la si è trasformata in pane. Divenire Eucaristia reale questo significa, non altre cose.

L’Eucaristia sacramentale trasforma la nostra carne in Eucaristia reale e possiamo redimere e salvare molti cuori. È questa morte quotidiana del cristiano che si trasforma in Eucaristia reale quotidiana. Con essa e per essa si dona vita eterna. Cristo si fa Eucaristia per noi, noi ci facciamo Eucaristia per il mondo.

L’altro grande mistero è il legame indissolubile di Cristo con la sua Chiesa: sia con quella celeste, sia con quella del purgatorio, sia con quella militante sulla terra. Chi si nutre dell’Eucaristia si nutre di tutta la Chiesa, si nutre e si alimenta di tutta la grazia che è nella Chiesa, ma anche si nutre di tutto il peccato che è nella Chiesa. Divenire Eucaristia reale questo vuol dire: trasformarsi in pane di vita. Questa trasformazione ha un inizio, un completamento, la sua assoluta perfezione. San Paolo non chiede ai discepoli che si accostano all’Eucaristia di spogliarsi come Cristo Gesù, annientarsi, privarsi di ogni loro bene per amore del loro proprio corpo che è la Chiesa. Chiede loro di iniziare ad essere Eucaristia per i fratelli. Come? Almeno condividendo i pasti. Almeno iniziando a vedere nel povero che è seduto alla stessa mensa, con il quale condivido la stessa fede, del quale ricevendo l’Eucaristia mi nutro facendolo mia stessa vita, uno che è il mio stesso corpo, perché corpo di Cristo, corpo della Chiesa.

Questo vuol dire ricevere l’Eucaristia: mangiare Dio, nel suo mistero di unità e di trinità, attraverso il corpo di Cristo, mangiare la Chiesa per intero e tutta l’umanità, perché tutto il mistero di salvezza di Cristo venga oggi vissuto, perpetuato, attraverso il nostro corpo, la nostra vita. Assumendo l’Eucaristia, si assume tutta la missione di Cristo, perché sia data ad essa oggi vita vera, vita visibile, concreta, reale, vita di Cristo in noi, per la redenzione del mondo. È grande il mistero e lo si deve comprendere in tutta la sua portata teologica, che è infinita come il mistero di Cristo è infinito.

Nell’Eucaristia avviene qualcosa si ancora più grande, indicibile. Vi è il pane e il vino che sono materia esistente. Questa materia viene offerta al Signore, su di essa si invoca lo Spirito Santo, si chiede al Padre che lo mandi dal Cielo. Il ministro prende la materia nelle sue mani, dice anche lui la Parola proferita da Gesù Signore, è la materia non scompare, non ritorna nel suo nulla, viene trasformata nel corpo e nel sangue di Cristo. È il miracolo perenne che si compie nel mondo, miracolo invisibile e per questo mistero della fede. È come se tutta la creazione, nel sacramento venisse trasformata, in corpo e sangue di Cristo.

A conclusione l’Arcivescovo metropolita di Catanzaro - Squillace, S.E. Vincenzo Bertolone, ha parlato di “Eucarestia e povero” richiamando il vangelo secondo Matteo: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”.

Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. In questo ciclo di incontri il “pane” è stato visto come segno efficace della grazia divina. L’Expo 2015 ha il compito di invitare l’uomo ad una attenta riflessione sulla vita ma anche e soprattutto sul Vangelo, prestando attenzione al povero che è l’espressione vivente di Cristo.

 

Clicca e Scarica le foto/Evento - realizzate da Giovanni Scarcella

Paola Mea