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Veglia "Giovani e lavoro" alla luce dell'insegnamento di Giovanni Paolo II

Catanzaro 14 maggio 2011 - “Guida i giovani nella scelta della loro vocazione e professione, fa che nessuno rimanga privo di lavoro”. E’ questa l’invocazione corale che si è levata a Dio dai partecipanti alla veglia di preghiera e di testimonianza “Giovani e lavoro”, che si è svolta nei giorni scorsi nella chiesa di S. Nicola, organizzata da MCL, CISL, ACLI, [MORE]

Ufficio pastorale del lavoro e presieduta dall’arcivescovo mons. Ciliberti. Secondo l’intento delle delegazioni associative organizzatrici, rappresentate rispettivamente da Giacoppo (in foto), Cubello, Conforto e Venditti, il contenuto della veglia ha evidenziato che, nell'applicazione della Dottrina Sociale della Chiesa secondo l'insegnamento del suo Magistero, si ravvisa il fondamento e la condizione per un rinnovato ordinamento sociale, in cui siano assicurati, secondo giustizia, il riconoscimento dei diritti e la soddisfazione delle esigenze spirituali e materiali dei lavoratori.

La veglia ha sottolineato l’importanza di essere riuniti, rappresentanti di diverse esperienze che operano nel mondo del lavoro, a pochi giorni dalla beatificazione di Giovanni Paolo II, per pregare per il mondo del lavoro, e particolarmente per i giovani che del lavoro sono privi. Pregare, cioè, il Dio della storia affinchè aiuti la comunità cristiana a realizzare percorsi concreti di solidarietà per i giovani, in questo particolare momento storico, che richiede un supplemento d’impegno e di responsabilità sociale e politica.

E’ stato messo in rilievo come il mondo del lavoro abbia sempre occupato un posto particolare nell’insegnamento di Giovanni Paolo II, certamente influenzato in ciò dalla propria esperienza personale, poiché il giovane Karol, a vent’anni, aveva fatto l’operaio in una cava di pietra e poi in una fabbrica chimica. Il Papa polacco ha dedicato un’intera enciclica, la “Laborem EXercens”, al tema del lavoro, che viene descritto come mezzo di partecipazione all’opera del Creatore: uomini e donne, creati a immagine di Dio, quando per procurarsi il sostentamento per sé e per la famiglia, esercitano le proprie attività così da prestare anche conveniente servizio alla società, possono a buon diritto ritenere che col loro lavoro essi prolungano l’opera del Creatore, si rendono utili ai propri fratelli e danno un contributo personale alla realizzazione del piano provvidenziale di Dio nella storia.

A seguire le preghiere, le letture (citazioni “Laborem Exercens”, “Sollecitudo rei socialis”, “ Centesimus annus”) e la testimonianza di una giovane precaria hanno ribadito l’esigenza di intensificare gli sforzi per il soddisfacimento delle giuste aspirazioni lavorative particolarmente per i giovani e le donne, che rimangono le categorie piu’ svantaggiate.

La riflessione conclusiva di Mons. Ciliberti ha evidenziato, attraverso bellissimi riferimenti sia storici che biblici (quali il racconto genesiaco della creazione dell’uomo e l’episodio evangelico della pesca miracolosa) come l’aiuto di Dio sia indispensabile all’uomo per il compimento delle sue opere; l’Arcivescovo ha poi analizzato le cause che frenano il pieno sviluppo: la brama del profitto e la sete del potere. Questi atteggiamenti e queste “strutture di peccato” si vincono solo, presupposto l’aiuto della grazia divina, con un atteggiamento diametralmente opposto: l’impegno per il bene del prossimo con la disponibilità, in senso evangelico, a perdersi a favore dell’altro invece di sfruttarlo, e servirlo invece di opprimerlo per il proprio tornaconto. In questa luce, e soltanto in questa luce, il lavoro realizzerà davvero la fratellanza tra gli uomini, la cooperazione solidale e il bene comune.

Anna Rotundo