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USA: Trump pronto a colpire tutti i prodotti made in China

ENGLEWOOD CLIFFS (NJ), 20 LUGLIO – Nel corso di un’intervista alla tv statunitense CNBC, il presidente Trump si è detto pronto ad imporre dazi su tutti i prodotti esportati negli USA da Pechino, per un valore di circa 500 miliardi di dollari. [MORE]

Si tratta di una decisione che rafforza i rischi di escalation in una guerra commerciale con conseguenti effetti turbolenti a cascata sui mercati finanziari, azionari, valutari e delle materie prime, dalla soia al carbone. Tuttavia, il tycoon ha dichiarato che dietro la sua decisione non ci sono ragioni politiche, piuttosto egli ritiene questa la cosa giusta da fare per il suo Paese. “Per troppo tempo siamo stati raggirati dalla Cina” – ha detto Trump nel corso dell’intervista, facendo riferimento a comportamenti scorretti tenuti negli ultimi anni dalle autorità cinesi. Dal canto suo, Pechino ha reagito assicurando di non avere assolutamente sparato il primo colpo, anzi assicurando che le proprie contromisure sarebbero entrate in vigore soltanto conseguentemente all’imposizione dei primi dazi USA da 34 miliardi di dollari. Per questo motivo, il Ministero del Commercio cinese ha giudicato la mossa americana “un atto di bullismo commerciale” ed ha annunciato che probabilmente verranno adottate contromisure adeguate.

Donald Trump sta in realtà probabilmente cercando di anticipare le conseguenze a suo avviso negative che Washington potrebbe subire sul piano commerciale nel momento in cui Pechino metterà in atto l’ambizioso piano “Made in China 2025” con cui il Paese asiatico conta di diventare leader mondiale in almeno 10 settori hi-tech alla scadenza dei prossimi sette anni, tra cui intelligenza artificiale, big data ed auto a guida autonoma. Per questo motivo, secondo quanto scrive il Wall Street Journal, verranno messi al bando tutti gli investimenti cinesi in società tecnologiche americane e verrà attuato un blocco addizionale di export di tecnologia verso la Cina.

Gli Stati Uniti temono dunque che gli ultimi tentativi di inserimento di imprese asiatiche ed in particolare cinesi nel mercato nazionale USA nascondano in realtà la volontà di effettuare attività di intelligence e di spionaggio economico nei confronti dei principali concorrenti, dal momento che gli investimenti cinesi in mercati stranieri sono così osteggiati dalle autorità governative. È appunto in conseguenza di ciò che alcuni giorni fa la Casa Bianca ha chiesto alla Commissione Federale sulle Comunicazioni di bloccare la richiesta della compagnia telefonica China Mobile Communication – che sarebbe soggetta all’influenza ed al controllo diretti del Governo cinese – di accedere al mercato americano. Non è peraltro la prima volta, nel giro di pochi mesi, che aziende cinesi che operano nella comunicazione e nella tecnologia finiscono nel mirino di Trump. A metà aprile, infatti, era già entrato in vigore un divieto rivolto alle aziende di produzione hi-tech USA di vendere componenti alla cinese ZTE. In quel caso, il timore delle autorità americane era di perdere l’esclusiva dell’utilizzo di una proprietà intellettuale statunitense a vantaggio di aziende cinesi, tuttavia il provvedimento poteva essere associato anche a motivazioni politiche, legate all’accusa rivolta alla compagnia cinese di aver aggirato le sanzioni all’Iran ed alla Corea del Nord.

Tutto ciò evidentemente testimonia il fatto che i rapporti tra le due potenze economiche siano tornati ad inasprirsi, nonostante l’avvicinamento dunque soltanto apparente dopo l’incontro del 4 maggio scorso.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: parlamentonews.it