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USA: marea nera in Montana
ROMA, 5 LUGLIO – Dall’orso Yoghi alla marea nera. Il fiume Yellowstone è il triste protagonista di un incidente che sta preoccupando gli Stati Uniti. Un oleodotto appartenente alla Exxon Mobil si è rotto sabato provocando il riversamento nel fiume di circa mille barili di petrolio. Ed è subito panico specialmente se si ricorda la tragedia del golfo del Messico del 2010 oppure quella dell’Alaska del 1989, anche essa causata da Exxon Mobil.[MORE]
Le cause della rottura dell’oleodotto non sono ancora chiare ma con alta probabilità l’incidente è stato provocato dalle abbondanti precipitazioni dei giorni scorsi. Già lo scorso maggio, proprio per questo motivo, la condotta era stata bloccata per poi essere rimessa in funzione dopo che i risultati di un test la avevano dichiarata agibile. Probabilmente così non era. Le forti piogge hanno smosso il letto del fiume provocando così dei vortici di detriti che sono andati a danneggiare l’oleodotto il quale, nonostante fosse stato ispezionato nel 2009, ha già 20 anni di vita. L’azienda proprietaria dell’oleodotto ha attivato le operazioni di ripulitura grazie a 280 persone, enormi tappetini assorbenti e sorvoli aerei giornalieri per identificare localizzazioni aggiuntive del petrolio. Diversi problemi sono però causati dalle correnti del fiume nonché dai detriti e dal pesante flusso dell’acqua. La società ha inoltre assicurato l’inesistenza di pericoli per la salute ma nel frattempo numerosi proprietari di terreni vicini al fiume hanno protestato per i danni ambientali e per le condizioni di salute di alcune persone che, a causa delle esalazioni del petrolio, accusano nausea, problemi respiratori e capogiri. Più di 150 persone sono state fatte evacuare nella notte di sabato per paura di una possibile esplosione successiva alla rottura.
I danni non sono ancora stati quantificati e non si riesce a prevedere fino a dove si potrà estendere la macchia. Si teme però che questa possa raggiungere il fiume Missouri. Gary Pruessing, presidente di Exxon Mobil, ha promesso che farà tutto il necessario per asciugare il petrolio. Ma ormai in pochi si fidano delle compagnie petrolifere. E gli ambientalisti rincarano la dose: “hanno giurato che resteranno finchè tutto sarà pulito: ma la loro concezione di pulito non è quella che abbiamo noi”. È quanto sostiene l’esponente ambientalista Bobby McEnaney.
A parte battibecchi e proteste tipiche di queste situazioni si spera che chi di dovere si rimbocchi le maniche per ripulire i danni provocati da una irrispettosa ed incivile modernizzazione, nella speranza di un veloce ritorno alla normalità. E chissà magari anche del caro vecchio leggendario orso Yoghi.
Filomena Maria Fittipaldi