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Usa, Los Angeles cancella il Columbus Day: "Celebrazione di un genocidio"
LOS ANGELES, 31 AGOSTO - L’ondata di revisionismo storico che ha colpito gli Stati Uniti, portando all’abbattimento di statue e simboli confederati in tutto il Paese, non ha risparmiato neanche la celebrazione del Columbus Day a Los Angeles. Dopo la decapitazione di un busto dell’esploratore genovese a Yonkers e la possibile rimozione di una statua a New York, ieri il consiglio comunale della città californiana ha deciso, con quattordici voti favorevoli e appena uno contrario, l’abolizione della festa nazionale dedicata a Cristoforo Colombo.
"La festa in onore di Colombo sarà rimpiazzata da una giornata per commemorare le popolazioni indigene, aborigene e native vittime del genocidio commesso dal navigatore genovese” - affermano gli attivisti che hanno sostenuto l’iniziativa. Un gesto che, secondo la mozione promossa nel novembre 2015 dal consigliere comunale Mitch O’Farrell, discendente della tribù Wyandot, si allinea all’esempio di numerose città americane, fra cui Seattle, Albuquerque e Denver. Un gesto che, nell’ottica del consiglio comunale di Los Angeles, "ristabilisce la giustizia”.
Non sono naturalmente mancate le polemiche. In prima linea le organizzazioni italoamericane, che con il Columbus Day, il secondo lunedì d’ottobre, celebrano la propria eredità culturale. "A nome della comunità italiana, dico che vogliamo celebrare con voi, ma non vogliamo farlo a spese del Columbus Day” - ha affermato Ann Potenza, presidente dell’associazione Federated Italo-Americans of Southern California, cercando di difendere una festività istituita a livello federale nel 1937.
Il tentativo estremo della comunità italoamericana non è bastato tuttavia a convincere Chrissie Castro, vice-presidente della Los Angeles City-County Native American Indian Commission. Per Castro la città aveva il compito di "abolire la celebrazione, sponsorizzata dallo Stato, del genocidio delle popolazioni indigene". Festeggiare in un altro giorno, ha sostenuto Castro durante l’infuocata seduta del consiglio comunale, "sarebbe stata un’ulteriore ingiustizia”.
La stessa comunità italoamericana di Los Angeles, però, si è divisa sul destino del Columbus Day. L’unico voto contrario è stato quello del consigliere comunale Joe Buscaino, italoamericano di prima generazione, che ha provato a salvare la festività ricordando i pregiudizi di cui erano stati vittime gli italiani negli Stati Uniti. "Non curiamo un affronto con un altro affronto”, ha chiesto ai colleghi, ricordando che "tutte le nostre culture individuali sono importanti". Favorevole all’abolizione era invece il consigliere comunale Mike Bonin - i cui bisnonni arrivarono dall’Italia in California- secondo il quale la celebrazione del Columbus Day sminuirebbe i traguardi raggiunti dai propri antenati, "che giunsero negli Stati Uniti per costruire qualcosa, non per distruggere”. E lo stesso Bonin ha poi aggiunto: "La decisione di rimpiazzare il Columbus Day con l’Indigenous People Day è solo un piccolo passo per scusarci e fare ammenda”.
"Quello che sta succedendo in questa grande Nazione, e che si espanderà probabilmente in altri continenti, è a dir poco anti-democratico, anti-storico e deplorevole, frutto di ignoranza e di una ideologia esasperata. Come tanti italo-americani, mi sento offeso e attaccato”. Queste sono invece le dichiarazioni rilasciate al Corriere della Sera da Vincenzo Arcobelli, rappresentante eletto al Consiglio Generale Italiani all’estero per gli Stati Uniti. Arcobelli ha denunciato "gli atti vandalici e violenti portati avanti da gruppi radicali di estrema sinistra”, commessi contro le statue dell’esploratore italiano e di Italo Balbo a Chicago. "Abolire la giornata di Colombo o rimuoverne una statua - ha aggiunto - significherebbe eliminare un pezzo di storia, di cultura e di tradizione italiana".
Claudio Canzone
Fonte foto: tribunist.com
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