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Usa, dal Senato altro schiaffo a Trump: repubblicani non votano abrogazione dell'Obamacare
WASHINGTON, 27 SETTEMBRE - Proseguono le difficoltà per Donald Trump. Oltre alla, sempre crescente, tensione internazionale con la Corea del Nord, il presidente degli Stati Uniti deve fare i conti con la grana Obamacare, la riforma sanitaria voluta nel 2010 dal suo predecessore, Barack Obama. Riforma che il capo della Casa Bianca in campagna elettorale aveva messo nel mirino come prima legge da abrogare. I senatori repubblicani, attraverso le parole del capo della maggioranza Mitch McConnell, hanno però annunciato che la Camera Alta non voterà la legge Graham-Cassidy per l'abolizione della Obamacare. [MORE]
La decisione è stata comunicata al termine di una riunione con altri congressisti repubblicani, quando era ormai evidente che al Congresso i numeri del Grand Old Party non erano sufficienti a far passare la modifica, visto che il Gop poteva permettersi soltanto due defezioni. A far pendere la bilancia verso la non abrogazione dell’Obamacare è stata la senatrice Susan Collins, pronta a votare contro il nuovo disegno di legge. Prima di lei altri due repubblicani al Senato, Rand Paul, John McCain, avevano annunciato la stessa intenzione mentre Ted Cruz si era detto contrario, ma pronto a votare, se il suo voto fosse stato indispensabile per l'approvazione.
Inoltre, l'organismo di analisi del Congresso, il Cbo, ha rafforzato la tesi dei critici calcolando che il nuovo piano avrebbe lasciato senza assicurazione sanitaria altri milioni di americani. Il nuovo progetto era stato ideato dal senatore Bill Cassidy della Louisiana e dal collega Lindsey Graham della South Carolina, amico di McCain ma incapace di persuaderlo della bontà del disegno di legge. In sostituzione dell’Obamacare erano previsti fondi ridotti e fissi consegnati direttamente agli stati, liberi di spenderli come meglio credevano in assistenza sanitaria.
Le brutte notizie per Trump non finiscono qui, visto che nel ballottaggio in Alabama, alle primarie del partito valide per un seggio in Senato, Roy Moore, il candidato populista, ultraconservatore ed evangelico appoggiato da Steve Bannon e Sarah Palin. Moore ha sconfitto il senatore Luther Strange, per il quale hanno fatto campagna elettorale il presidente americano e i vertici del Grand Old Party. Il prossimo 12 dicembre se la dovrà vedere con il democratico Doug Jones, ex procuratore dell'Alabama, per la conquista del seggio in Senato lasciato libero da Jeff Sessions, entrato nel governo Trump con la carica di ministro della giustizia.
La vittoria di Moore assume un significato molto importante, con il partito repubblicano che ancora una volta si avvia verso le elezioni di metà mandato, nel novembre 2018, con l'ala più populista e conservatrice pronta a dare battaglia, così come è accaduto negli anni passati con il fenomeno dei Tea Party.
Giuseppe Sanzi
(fonter immagine businessinsider.com)