Upwelling: Jop e Pasquetti al Faito Doc Festival per raccontare la Messina che riemerge
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Al Faito Doc Festival arrivano i registi Silvia Jop e Pietro Pasquetti per parlare del documentario Upwelling e, con esso, di una Messina in risalita, raccontata con toni caldi e surreali.
Al Visions du Réel di Nyon, storico ed irrinunciabile festival internazionale del cinema documentario, il film Upwelling – La risalita delle acque profonde dev’essere piaciuto parecchio, avendo vinto il premio della giuria come lungometraggio più innovativo. L’opera di Silvia Jop e Pietro Pasquetti, prodotta da Esmeralda Calabria, in effetti, è rimarchevole sotto questo aspetto: l’originalità, dichiaratamente surreale, con cui s’adopera a sviluppare la propria visione di Messina. Ecco: un film visionario. Se questo impasto di personaggi e storie, poi, sia un film magico, che evoca e cattura lo spirito della città, o una piacevole arlecchinata, generosamente rattoppata ma inconcludente, sarà poi il gusto di ogni spettatore a stabilirlo.
Intanto, a proposito di dichiarazioni, gli ingredienti dell’amalgama sono prontamente esplicitati dai registi: "Una lunga figura nera si muove tra le rovine di una città scomparsa/ Un uomo studia il russo, la sua casa è piena di scatole mai aperte/ Un altro uomo parla con il padre, lo ama rinnegandolo/ Una ragazza misteriosa guida una rivolta/ Il Sindaco buddista prega nella sua stanza/ Un cavallo bianco galoppa tra le case abbandonate/ Una banda suona al cimitero/ Un’altra persona sta nascendo/ Le navi da crociera sono scatole bianche e Messina,/ dopo tante catastrofi, tenta la risalita". [MORE]
Nel bailamme di personaggi, ed a volte letteralmente nei loro balli, gli autori cercano di tessere la trama di una città in eterna ricostruzione dopo il terremoto, ma negli ultimi anni particolarmente viva e fermentante. Upwelling, indica una didascalia in apertura, è il fenomeno di risalita in superficie delle acque abissali e delle sue creature (come accade proprio nello Stretto di Messina), ed almeno questa metafora è trasparente: Messina che risale, resiste, ribolle. Due appariscenti esempi sono il sindaco ecologista Renato Accorinti – poi non confermato alle successive comunali – con la perenne t-shirt ed i suoi happening spirituali, oppure il gruppo del Teatro Pinelli, dai volenterosi propositi di riqualificazione urbana attraverso occupazioni-performance: un anticonformismo impegnato, scaldato dall’estro del Sud, da non lasciare invisibile.
Ma il merito principale della Jop e di Pasquetti è quello di aver profondamente vissuto il mondo messinese – l’hanno detto, e si avverte – prima di selezionare le esperienze a cui dar voce, e così di aver saputo raccogliere, oltre ai casi più eclatanti, una singolare pluralità di correnti sommerse, un profumo d’esistenza anche al di là della superficie di Messina.
Tuttavia, capitoli di una stessa storia, i racconti che s’alternano non sembrerebbero procedere con i dovuti “connettivi”: s’interlacciano, infatti, solo a tratti, lasciando piuttosto che la narrazione si sfilacci. Anche qui, beninteso, è un’operazione di poetica consapevole: si cita Italo Calvino, che scriveva di “perdere il filo cento volte, per ritrovarlo dopo cento giravolte”. Eppure, il dubbio abissale da cui risalire per decidere se apprezzare Upwelling o storcere il naso, è proprio questo: se dietro la fotografia pittorica e le storie quasi pittoresche si riesca, effettivamente, a ritrovare un’immagine carnosa della città sicula, oppure Messina rimanga, paradossalmente città invisibile (per contro-citare Calvino), una comparsa cinematografica che sparisce in dissolvenza.
Forse va bene in entrambe i casi: il cavallo bianco, come nel recente A Ciambra, o la nave che messinesi e turisti contemplano in chiusura, come nella Rimini di Amarcord, questo vorranno trasmettere: un’idea felliniana, spiritualizzata della città. Allora sì: meglio una cartolina interiore che un nitido affresco.
(Immagini: nell'immagine principale, dettaglio di fotogramma di Upwelling; all'interno, due fotogrammi, in alto l'ex sindaco Renato Accorinti, in basso la nave che appare nell'ultima parte del film).
Antonio Maiorino