"Upside Down" di Juan Solanas, un Titanic planetario poco titanico
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"Upside Down" di Juan Solanas, un Titanic planetario poco titanico

venerdì 22 marzo, 2013

Upside Down di Juan Diego Solanas - La recensione. Avevamo atteso Upside down di Juan Diego Solanas con una certa fiducia, autorizzati dal duo di protagonisti (Jim Sturgess e Kirsten Dunst); da un trailer quantomeno affascinante, dal punto di vista visivo, col mondo sotto-sopra a fare da insolita cornice; da un certo rinsanguarsi, di recente, del filone fantascientifico, non solo con lavori epocali (Avatar, Tron: Legacy) o ambiziose (Cloud Atlas, Oblivion), ma anche col contorno di una serie di opere minori, ma gradevoli (In Time, Looper, Womb). Fiducia mal-ripagata, anche se ognuna di quelle attese, a suo modo, era in parte profetica: bravi i protagonisti, avviliti però da una sceneggiatura senza né capo né coda; belle fotografia ed ambientazioni, ma un film non sopravvive in formato wallpaper; scorrevole il racconto, per un giovedì sera, a patto di dimenticare tutto a mezzanotte ed un minuto.[MORE]
Due pianeti dell’Universo, simili alla Terra, si trovano uno sopra l’altro, a stretto contatto, ma ciascuno con la propria forza di gravità: il Mondo di Sopra è ricco e prospero, quello di Sotto sembra un suburbio da sottoproletariato. Unico punto di contatto – ma non di transizione – è un’enorme colonna, opera della Transwordl, società che sfrutta le risorse del mondo sottostante. Giù, il giovane Adam (Jim Sturgess) è il Romeo di turno: la sua Giù-lietta, Eden (Kirsten Dunst), è un’adolescente incontrata al confine dei due mondi, a gravità invertita. I contatti sono però vietati, e quando vengono scoperti, nella concitazione Eden cade e batte la testa. Adam la crede morta, ma anni dopo la scopre al lavoro con la Transworld, vittima di un’amnesia. Darle un pro-memoria non sarà facile.

Fiaba distopica a sfondo sociologico, Upside Down decentra i Montecchi ed i Capuleti dalla vicenda dei due amanti, e li sostituisce con una caccia all’uomo da parte di una sorta di Polizia Scientifica di Stato: Adam ottiene un lavoro nell’inaccessibile Mondo di Sopra solo a patto di studiare un cosmetico contro la gravità. In questo senso, il nostro eroe è una sorta di Cirano tirato in ballo in un action movie, senza mai diventare Spiderman, nonostante i baci a testa in giù. Finché non prende piede, del tutto, la storia d’amore. E qui nascono i problemi: Kirsten Dunst, fior di attrice, è costretta ad azzerare ogni credibilità di personaggio diventando un’icona favolesca, peggio, un automa del sentimento, con svolte emotive repentine e sgradevolmente forzate. Jim Sturgess fa il bravo ragazzo alla Hugh Grant di Notting Hill, col conflitto di classe trasposto su scala fisico-planetaria, ma gli viene di fatto impedito di portare avanti sia il corteggiamento che la battaglia galattica: lo script lo scaraventa sotto e sopra come la pallina impazzita di un flipper, piuttosto che come un paladino pazzamente innamorato.

Spiritoso e scenograficamente suggestivo, specie nelle numerose scene in cui i due “mondi” coesistono visivamente o la gravità impone acrobazie da trapezio, Upside Down collassa clamorosamente nel finale, di una faciloneria impossibile da assolvere, anche nella prospettiva di un secondo capitolo – che il limitato gradimento sia di pubblico che di critica non rende del tutto scontato. Tutto sembra essere messo sottosopra, ma non per funzionante paradosso o intelligente rovesciamento: sottosopra, in questo caso, sta per “in disordine”. Le gag da commedia, con Adam alle prese con i contrappesi roventi sotto i vestiti per non finire a testa in giù durante gli appuntamenti, tolgono quel poco di titanic(o) che sussisteva nello sforzo d’amore del protagonista di superare i confini di un mondo invalicabile: confini cedevoli, un’osmosi da quattro soldi che fa di questo “lassù qualcuno mi ama” un fake drama engelsiano dei conflitti di classe, una fake fiaba per la pochezza dei villains, ma una classica love-story: in cui, però, il love è depresso da una story mal gestita, nient'altro che un barattolo di miele rosa, come quello di Adam, o un aperitivo tracannato con troppa fretta prima di un pranzo che poi non arriva.

Upside Down di Juan Diego Solanas è dunque un film irrisolto, in cui il talento di Jim Sturgess e Kirsten Dunst resta sospeso, come tra due mondi, sul filo delle contraddizioni di una storia poco efficace: l’ambizione drammatica, senza troppi patemi; la semplificazione fiabistica, che diventa semplicismo narrativo; il contesto fantascientifico, sgretolabile nei pixel di un’immagine che fa da sfondo ad un racconto senza spessore. Dolce al palato, ma troppo caramelloso.

(in foto: poster del film)

Titolo originale: Id.

Regia: Juan Diego Solanas 

Interpreti: Kirsten Dunst, Jim Sturgess, Neil Napier, Jayne Heitmeyer, Agnieshka Wnorowska, James Kidnie, Larry Day, Holly O'Brien 

Origine: Canada, Francia 2012 

Distribuzione: Notorious Pictures 

Durata: 107’



Antonio Maiorino
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